Si parla ancora del caso dell’assoluzione dall’accusa di molestie sessuali di un collaboratore scolastico di una scuola superiore di Roma in quanto il palpeggiamento ad una studentessa sarebbe durato meno di 10 secondi. I social, furiosi da questa decisione, si sono schierati fianco dell’alunna, lanciando il trend #10secondi, per affermare che le molestie non sono “a tempo”.
Ad intervenire sul caso è stata anche la giornalista e personaggio televisivo Selvaggia Lucarelli, sulle sue storie Instagram. La Lucarelli ha scelto di trattare il caso con cautela. Ecco le sue parole: “Penso che le sentenze andrebbero lette e che sia sbagliato commentare estratti riportati dai giornali. Io l’ho letta e il riassunto è una semplificazione che porta (a mio avviso) fuori strada. Ne scriverò più dettagliatamente”, ha detto.
Alcuni utenti, dal canto loro, hanno scelto di dissociarsi dal trend sopra citato: gli influencer che lo hanno usato e che hanno creato contenuti a partire da questo caso sono stati accusati di sfruttarlo per stare sulla cresta dell’onda per monetizzare, per creare engagement, senza alcuna vera sensibilità nei confronti della vittima della molestia.
Qualche giorno fa la vittima ha parlato a Il Corriere della Sera per dare la sua versione dei fatti: “Per i giudici c’è stato un intento scherzoso? Il bidello mi ha preso alle spalle senza dire nulla. Poi mi ha infilato le mani dentro i pantaloni e sotto gli slip, mi ha palpeggiato il sedere e poi mi ha tirato su tanto da farmi male alle parti intime. Questo, almeno per me, non è uno scherzo”, queste le sue parole.
“Si scherza in due e qui il bidello ha fatto tutto da solo. Non è questo il modo in cui un anziano scherza con una ragazzina di diciassette anni. Almeno secondo me”, ha aggiunto con amarezza. Ecco come si è sentita dopo la sentenza: “Ho provato tanta rabbia. Questa non è giustizia. Inizio a pensare di aver sbagliato a fidarmi delle istituzioni perché mi sono sentita tradita due volte: prima a scuola, dove è successo quello che è successo; poi dal tribunale”.
Secondo lei si tratta di una decisione assurda: “Quella manciata di secondi è bastata al bidello per farmi sentire le sue mani addosso, come hanno riconosciuto i giudici. Allora mi chiedo: se fosse durato di più, cosa avrebbero detto? Che ero consenziente? I miei amici e le mie amiche, insieme a qualche professore, mi hanno espresso solidarietà, e so che pure un’associazione di studenti ha fatto lo stesso. Mi tira su sapere che molti pensino che sia una vergogna che lo Stato non riconosca certe azioni come atto di violenza”.
Inoltre, si potrebbero avere degli effetti devastanti nelle ragazze che si troveranno in una situazione simile: “Dopo questa decisione, se una ragazza viene palpeggiata, finirà per pensare che non vale la pena denunciare una violenza. Nel mio caso la denuncia l’ha presentata la scuola, che mi ha sostenuta. Le denunce vanno fatte per avere giustizia. Il silenzio, in generale, protegge gli aggressori. Spero che la Procura faccia appello, perché se non lo facesse, lo vivrei come un altro tradimento. Il ricordo non svanisce ora mi sento giudicata come una poveretta che ha subito due torti”, ha concluso.
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