Lusinghe fastidiose e vere e proprie molestie: questo il trattamento che un sacerdote docente di religione ha, purtroppo, riservato a sue colleghe di un liceo di una provincia di Lecce e anche alle studentesse. Lo riporta La Repubblica.
“Quanto sei bella…assomigli ad una brasiliana”. O ancora: “Sei la luce dei miei occhi, sei la mia gioia quando ti vedo”, queste alcune sue frasi incriminate del docente, che avrebbe avvicinato a più riprese giovani allieve tra i corridoi della scuola o, altre volte, nel chiuso del suo ufficio, per quattro anni, dal 2015 al 2019.
Il prete è stato condannato a due anni di reclusione, per due episodi in particolare. Cinquant’anni, nel frattempo il professore-sacerdote è stato trasferito in un altro istituto ma per gli inquirenti le sue responsabilità sarebbero acclarate come riportato nel decreto di giudizio immediato: “abusando dei poteri e violando i doveri inerenti all’ufficio ricoperto – si legge – costringeva le persone offese a subire atti non graditi e recava alle studentesse e ad una docente ripetute molestie che finivano per interferire sgradevolmente nella quiete e nella libertà delle stesse”.
Nel primo episodio avrebbe fatto entrare nel suo ufficio una ragazza. E dopo una serie di parole sdolcinate del tipo “quando ti vedo mi aggiusti la giornata” avrebbe cercato di avvicinare la sua fronte a quella della studentessa in evidente imbarazzo.
Nel secondo caso, avrebbe costretto la madre di un’alunna a iscrivere la figlia nella sezione in cui insegnava minacciando che l’anno sarebbe stato “terribile” se il genitore si fosse opposto. Gli atteggiamenti prevaricatori nei confronti della studentessa sarebbero continuati anche quando la ragazza presentò una certificazione medica per dimostrare i propri disturbi specifici dell’apprendimento. E il prete sarebbe andato giù pesante con epiteti e insulti come “sei una capra” o “una handicappata”.
Un clima di terrore, insomma, esploso con le pressioni del docente sul consiglio di classe affinché deliberasse per la bocciatura dell’alunna. Cosa che effettivamente avvenne a conclusione dell’anno scolastico 2015-2016 senza prendere in considerazione il programma di recupero stilato dai genitori della studentessa. Nonostante pianti e umiliazioni questa ragazza, che verrà risarcita con una provvisionale di 10mila euro, è riuscita comunque a diplomarsi e ad iscriversi all’Università.
Il raggio delle accuse era ben più ambio. Nei corridoi della scuola, il prete si sarebbe rivolto a un’allieva con addosso dei pantaloni strappati redarguendola: “Ma vedi ‘sta z… come va vestita”. E un’insegnante avrebbe ricevuto dal prete delle attenzioni a sfondo sessuale mentre svolgeva una lezione.
Effettivamente ai Carabinieri nel corso delle indagini le ragazzine raccontarono i dettagli degli incontri con il docente. “Mi dava baci”: “Mi accarezzava le labbra”; “Mi diceva cose carine ma che mi imbarazzavano” riferirono in caserma, sentite come persone offese.
In realtà, nel corso del processo, diverse ragazze hanno cercato di minimizzare gli episodi dettagliatamente messi nero su bianco in fase di indagine. Inizialmente le accuse erano ben più gravi: si ipotizzavano anche abusi sessuali nei confronti di alcune studentesse, filone poi archiviato.
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