Le previsioni sono state rigorosamente rispettate: il “pacchetto Fioroni” piace alla Cisl, lascia perplessa Cgil-Scuola, non soddisfa le Regioni e trova del tutto contrario il sindacalismo di base e il movimento.
“Pur esprimendo qualche riserva sullo strumento utilizzato (il decreto-legge sulle “privatizzazioni”) – sostiene il segretario nazionale di CislScuola Francesco Scrima – il merito e le finalità del provvedimento appaiono sostanzialmente condivisibili, a partire dalla previsione, all’interno del secondo ciclo d’istruzione, accanto al sistema dei licei e al sistema dell’istruzione e formazione professionale, di un’area tecnico-professionale nella quale vengono ricompresi gli attuali istituti tecnici e quelli professionali”.
Sulla “tenuta” del provvedimento sotto il profilo giuridico e costituzionale (come peraltro abbiamo già evidenziato in un nostro precedente intervento) CislScuola nutre però qualche dubbio: “Ci auguriamo che il cammino parlamentare del provvedimento non incontri insormontabili ostacoli politici e giuridici e che non provochi contenziosi di natura costituzionale tali da pregiudicarne gli esiti”.
Silvia Costa (esponente di spicco della Margherita, come lo stesso Ministro), Assessore all’Istruzione della Regione Lazio, coordinatrice della IX Commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni, non risparmia critiche sul metodo:
“Sebbene sia condivisibile l’impianto generale della proposta avanzata dal ministro Fioroni sul riordino del sistema d’istruzione professionale, avrei preferito, tuttavia, che questo disegno fosse stato portato all’attenzione degli Assessori regionali, al fine di costruire insieme il disegno complessivo condiviso, considerato che alle Regioni il nuovo Titolo V della Costituzione affida la potestà legislativa esclusiva per l’istruzione e la formazione professionale e che intendiamo realizzare un sistema educativo unitario”.
Critiche più decise arrivano da Cgil-Flc che parla di “una riverniciata e una sistematizzazione di pezzi che attualmente già agiscono nel sistema dell’istruzione”; senza contare – aggiunge il sindacato di Enrico Panini – che “si apre un grosso punto interrogativo sui cosiddetti poli tecnico-professionali che comprendono le fantomatiche strutture formative, e la formazione tecnica superiore”. Ma l’aspetto più negativo, secondo Cgil-Flc, riguarda la “riproduzione della canalizzazione dell’ex ministro Moratti fra percorsi per gli studenti deboli (percorsi triennali) e per studenti più dotati”.
Commenti sarcastici arrivano dal sindacalismo di base.
Secondo Piero Bernocchi (Cobas-Scuola) “Fioroni c’è riuscito: nella gara verso la aziendalizzazione e la privatizzazione delle scuole ha scavalcato anche Moratti”.
Dal Cidi, infine, arrivano critiche sul metodo: “Procedere su materie fondamentali attraverso un decreto legge sottrae definitivamente tali materie alla procedura democratica del dibattito parlamentare. Non parliamo, poi, del confronto con la scuola”.
Ma c’è già chi mormora che di tutto questo baccano a Fioroni importa poco; un mini-rimpasto di Governo viene considerato inevitabile da molti osservatori.
In tale evenienza, Fioroni potrebbe lasciare volentieri viale Trastevere (è difficile raccogliere consensi guidando il Ministero dell’Istruzione) per trasferirsi nella sede del Ministero della Salute, a lui certamente più congeniale.
In tal caso potrebbe toccare a Rosy Bindi gestire i mille problemi della scuola italiana.