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Molte parole, pochi fatti

Gli annunci dei mirabolanti interventi in ambito scolastico ideati dal ministro dell’istruzione Stefania Giannini rischiano di trasformarsi in un clamoroso autogol.
A esprimere qualche dubbio sulle belle parole del Ministro sono già in molti.
Francesco Scrima (CislScuola) sostiene esplicitamente che “sulla scuola è urgente passare dalle parole ai fatti”. 
“Continuano a moltiplicarsi le esternazioni, che riguardano un giorno gli stipendi e le carriere, un giorno i precari e il reclutamento –
 afferma Scrima – ma non si vedono quei gesti concreti che ci attendiamo per capire se davvero c’è per la scuola una nuova attenzione, o se non cambia nulla”. 
Per esempio, ricorda il segretario nazionale di CislScuola, in materia di stipendi sarebbe necessario emanare al più l’atto di indirizzo per svolgere rapidamente la trattativa con cui recuperare gli scatti del 2012, come previsto dal decreto legge n. 3 recentemente convertito nella legge n. 41.
E poi (è di questi giorni) c’è la questione, grave e imprescindibile, degli organici.
Secondo Flc-Cgil “è gravissimo, ed inaccettabile, che a fronte di un aumento costante di alunni (+34.000 la previsione per il prossimo anno scolastico ma probabilmente si arriverà a quota 50.000 e + 87.000 negli ultimi 3 anni), a fronte di richieste di statalizzazione di alcune scuole fino ad oggi gestite dagli Enti locali, a fronte di un aumento di nuove sezioni di scuola dell’infanzia statale e per la quale lo stesso Miur prevede un incremento di circa 400 posti in organico di diritto, la dotazione complessiva di posti rimanga rigorosamente ferma a quelle di 3 anni fa, cioè a quelle dell’anno scolastico 2011-2012 (600.839 posti in totale)”.
Proprio in materia di organici è in corso un confronto fra sindacati e Ministero su cui CislScuola non è affatto soddisfatta: “Purtroppo il confronto con l’Amministrazione non sta dando buoni segnali. È chiaro che ministro e governo non possono pensare che ci si accontenti di bei discorsi: alla scuola italiana servono fatti, da troppo tempo non se ne vedono”.

Reginaldo Palermo

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