Nella forma mentis di ogni buon docente c’è il bisogno di programmare, monitorare la propria programmazione e poi considerare di riprogrammare.
L’ improvvisazione e l’incertezza operativa non sono linee guida per il buon operato dell’insegnante, che invece è sempre alla ricerca di nuove strategie didattiche da provare, proponendosi di trovare linee programmatiche certe e sicure. Il bravo insegnante cura i particolari della sua programmazione, perfeziona la sua mimica, affina il suo stile comunicativo per dare sicurezza ai suoi allievi, ma anche per ricevere sicurezza dai suoi stessi studenti. Anche i toni della voce di un bravo insegnante sono modulati, tra quelli bassi e quelli alti, per avere il massimo dell’ascolto e ricevere il massimo dell’attenzione.
Poi ovviamente ci sono i contenuti, le competenze che fanno la differenza e qualificano il bravo docente, che molto spesso è riconosciuto “bravo” da tutti i suoi alunni.
Tutte queste qualità dell’insegnante, necessitano della serenità professionale, che è data dalla certezza della continuità didattica. Molti bravi insegnanti sono profondamente stressati dal loro incerto futuro professionale, che oggi non rappresenta un’eccezione , ma piuttosto la regola.
Ogni anno scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, ci si domanda quanti docenti perderanno posto per l’anno scolastico successivo. Ci si domanda se si potrà continuare ad insegnare nelle stesse classi e se la propria programmazione avrà un seguito o verrà inesorabilmente interrotta dalla perdita del posto, per essere stati individuati soprannumerari, o per la decisione improvvisa del proprio dirigente scolastico di cambiare i docenti di classe. Esistono casi di docenti, anche con oltre 30 anni di servizio, che essendo andati in soprannumero nella propria scuola, entrano in un tunnel di mobilità e sono costretti a cambiare scuola ogni anno, rinunciando così ad ogni tipo di programmazione.
Esistono classi di concorso che hanno un lungo elenco di docenti in esubero. Docenti chiamati con il brutto acronimo DOP, costretti ad errare da scuola in scuola, cambiando anche disciplina d’insegnamento. Eppure per una buona scuola servirebbe la serenità dei docenti e la loro continuità didattica. Quale proposta per consentire una maggiore continuità didattica agli insegnanti?
Attuare al più presto un organico funzionale che abbia come scopo principale di riassorbire il maggior numero di esuberi, premiare con punteggi aggiuntivi per le graduatorie interne chi rinuncia alle assegnazioni provvisorie , alle utilizzazioni (anche sul sostegno), per mantenere la continuità didattica. Sarebbe opportuno rivedere i contratti di mobilità, premiando la continuità e consentendo ai soprannumerari mobilitati d’ufficio di optare, senza perdere la continuità pregressa, di rientrare nella vecchia scuola di titolarità o restare definitivamente nella sede assegnata d’ufficio o a domanda condizionata. Resta comunque il fatto che gli insegnanti sono stressati dal loro incerto futuro professionale e nessuno prova a risolvere questo problema.