L’Anci ha fornito sui documenti una serie di osservazioni molto critiche che di per sé esprimono il clima al cui interno il Governo sta portando avanti la riforma della scuola. Sono osservazioni di carattere generale e specifiche in ordine ai vari punti.
L’Anci sottolinea, infatti, innanzitutto che le modifiche al Titolo V della II Parte della Costituzione assegnano alle competenze esclusive delle Regioni, tra le altre materie, quelle relative all’organizzazione scolastica e alla definizione dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico delle Regioni.
Nell’iter adottato dal Ministro, l’Anci vede compromessa siffatta competenza per il fatto che sulla materia avrebbe dovuto essere aperto un preventivo confronto, atteso che vi sono coinvolte le competenze e le responsabilità degli enti locali i quali non possono essere messi davanti al fatto compiuto.
Nei documenti non emerge, secondo l’Anci, la suddivisione tra gli aspetti curriculari, quelli organizzativi, le questioni connesse all’autonomia scolastica e i livelli delle prestazioni tanto che mentre talune parti sembrano generiche altre appaiono sovrabbondanti rispetto agli obiettivi e ai contenuti della legge n. 53/2003.
Gli stessi ‘livelli essenziali’ e le stesse ‘norme generali’ non sembrano sufficientemente chiari nelle Indicazioni Nazionali.
Il documento, continua l’Anci nelle sue critiche, è molto vago anche in ordine al rapporto tra quota nazionale e quella delle Regioni dei piani di studio e delle attività.
La stessa parte finanziaria non è neppure accennata. L’ulteriore conferma, come si vede, che la riforma si porterà avanti con i…fichi secchi.
Questo sul piano generale. Ma numerose sono le critiche che l’Anci fa ai vari specifici del documento.
Tra le critiche più acute quella che attiene al pericolo, più volte paventato, della scomparsa del ‘tempo pieno’ visto che è stato indicato un orario comune a tutte le scuole anche se entro un minimo ed un massimo.
Nella scuola di tutti gli ordini e gradi, poi, secondo l’Anci, si paventa una consistente riduzione del tempo aggravata dal fatto che è prevista una rigida divisione tra le ore che gli studenti trascorrono con il docente tutor e quelle con gli altri docenti.
Entrando nell’esame delle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio, l’Anci osserva che mancano chiari riferimenti in ordine alle competenze delle autonomie scolastiche e sembra che si sia individuata più un’autonomia ‘strumentale’ che non ‘funzionale’ così come previsto dallo stesso regolamento dell’autonomia.
Riserve esprime l’Anci anche in ordine a quanto è detto relativamente agli organici d’istituto. Nella scuola elementare si fa riferimento, infatti, al quadro normativo, ma non si indicano le norme, né si specifica l’entità delle risorse di personale docente.
Una lettera, questa dell’Anci, molto attenta, preoccupata del futuro della scuola riformata e che accoglie tante di quelle critiche che da più parti sono state avanzate, restando inascoltate, al progetto di riforma contenuto nella legge 53 del 28 marzo 2003.
È una conferma della tendenza che stenta a scomparire, quella tendenza che ha visto lo Stato esclusivo organizzatore e gestore del sistema scolastico di contro al nuovo quadro normativo che vede gli enti locali coinvolti in prima persona nell’organizzazione e nella gestione della scuola.
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