L’avvio del nuovo anno si conferma all’insegna delle polemiche. Stavolta ad animarle ci ha pensato giornale dei vescovi Avvenire, che il giorno dopo la conferenza di presentazione del nuovo a.s. del ministro Gelmini ha pubblicato un editoriale, un “promemoria per gli addetti ai lavori”, che non sembra andare nella stessa direzione. Anzi. “Non c’è reato più grave oggi in Italia – si legge su Avvenire – che trattare male la scuola, che usarla per altro motivo che non sia per servire i nostri bambini. Il quotidiano ha poi specificato che “mentre in Università le riforme si sono accavallate e ora si aspetta una un po’ ordinata e di prospettiva – si legge nell’articolo – d’altra parte nella Scuola molti interessi corporativi, molti problemi lasciati per strada, molte iniziative frammentarie rendono difficile da sempre un vero disegno riformatore. La situazione dei precari, l’apertura di nuovi posti e altri irrisolti nodi rende anche quest’anno il panorama dell’avvio confuso e non privo di ombre. Speriamo che prevalga in tutte le parti la volontà di salvaguardare l’essenziale e cioè i nostri bambini”.
Malgrado nell’articolo si auspichi che “non si faccia carriera sulla loro pelle (degli alunni ndr). Vale per il Ministro, e per ogni altro adulto che ha una funzione nella scuola”, Gelmini non ha battuto ciglio. L’inquilino di viale Trastevere, a sorpresa, ha detto, arrivando al Workshop ‘Ambrosetti’ di Cernobbio, di aver “letto l’editoriale” e di averlo “condiviso”. Per poi gettare ancora più acqua sul fuoco asserendo che “chi legge in maniera disinteressata quell’editoriale non ci trova alcun attacco al ministro dell’Istruzione: mi sembrava un invito giusto e condivisibile ad abbassare i toni e soprattutto a non strumentalizzare la scuola. Sono le stesse parole – ha concluso il Ministro – che ho usato ieri nella conferenza stampa”. Evidentemente pecari, sindacati ed opposizione non hanno compreso il senso.