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Monologo Scurati censurato, Galiano: “La sentite anche voi questa frizzante aria da 1924?”. Vecchioni legge il testo in diretta

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Non si parla d’altro: al centro dell’opinione pubblica, da venerdì ad oggi, c’è il discorso sull’antifascismo e sul 25 aprile dello scrittore Antonio Scurati, che doveva essere letto all’interno della trasmissione di Serena Bortone “Che sarà sabato sera su Rai3.

La polemica

La Rai ha risposto alle accuse di censura avanzate dalla stessa conduttrice dicendo che il motivo della cancellazione dell’ospitata è stato puramente economico e non legato ai contenuti dell’intervento, molto critico verso il Governo. Alla fine l’intervento è stato letto da Bortone in diretta, pubblicato dalla stessa premier per rispondere a chi l’ha accusata di star creando un vero e proprio regime usando la televisione di Stato.

A questo proposito il docente e scrittore Enrico Galiano ha scritto sarcasticamente sul suo profilo Facebook: “Oooh che buon profumo di primavera! La sentite anche voi questa frizzante aria da 1924?”, parole che si riferiscono ovviamente al ventennio fascista e in particolare all’anno in cui è stato assassinato dalle camicie nere Giacomo Matteotti.

“In Altre Parole”, Gramellini e Vecchioni leggono il testo censurato

Il testo è stato letto in diretta sabato scorso anche da Massimo Gramellini e Roberto Vecchioni all’interno del programma “In Altre Parole” su La7. “Il mondo della cultura si sta mobilitando per diffonderlo e noi abbiamo voluto aderire anche per dimostrare quanto sia stupida la censura il cui unico effetto è quello di moltiplicare gli antidoti”, queste le parole del conduttore e giornalista.

Perché Meloni non afferma di essere antifascista? Ecco l’opinione di Vecchioni: “Non capisco, la ritengo intelligente. Sono sicuro che non è fascista come quei fascisti là. Basta dirlo”.

Scurati su docenti e influencer

Si parla spesso della perdita di autorevolezza degli insegnanti. Scurati, su La Repubblica, ha parlato dei docenti in base alla sua esperienza, raccontando un aneddoto e facendo riferimento alla società degli influencer e dell’apparire.

“Come possiamo rispettarla, prof, se viene a scuola con una Punto bianca senza nemmeno gli specchietti in tinta?!”, questo quello che hanno detto alcuni studenti a Scurati anni fa. “L’aneddoto autobiografico mi pare calzante per il seguente motivo: se, nei decenni della contestazione giovanile, quel prestigio fu intaccato da ragioni politico-ideologiche, nei decenni successivi è precipitato per motivi socio-economici. I professori italiani, com’è noto, sono tra i peggio pagati d’Europa e, purtroppo, i figli della nostra società, nella quale il culto del denaro cresce in misura proporzionalmente inversa alla distribuzione della ricchezza, li disprezzano per le utilitarie con cui si recano al lavoro”, ha detto.

“Oggi è l’intera società che sembra remare contro la scuola. A professori malpagati, trascurati, dimenticati, viene affidato nominalmente il compito cruciale di educare, istruire, incivilire le nuove generazioni ma la società, appena fuoriesci dal perimetro dell’edificio scolastico, muove in direzione opposta e contraria minando sistematicamente la loro autorità”, ha aggiunto.

Scurati ha discusso in merito all’ultimo Festival di Sanremo, durante il quale gli attori di Mare Fuori hanno parlato di violenza di genere e il cantante Geolier, idolo dei ragazzini, è stato votato dalla maggior parte del pubblico: “Innanzitutto, a desautorare gli insegnanti, esponendoli inermi alla proterva aggressività giovanile, contribuisce il populismo estetico. Da tempo i professori italiani vanno perdendo ogni autorità nello stabilire il valore dei prodotti culturali che contribuiscono potentemente a plasmare l’immaginario collettivo, trovandosi costretti a subire e non a guidare le scelte dei loro allievi. Ne ha fornito un esempio inquietante l’ultimo festival di Sanremo quando ai giovani divi di una serie televisiva per teenagers sicuramente diseducativa, e forse addirittura criminogena, è stata attribuita l’autorità morale a trattare un tema sensibile quale quello della violenza di genere recitando un banale testo sull’argomento. Nel frattempo, a decine di milioni di telespettatori di ogni età veniva richiesto di omaggiare un idolo giovanile musicalmente scadente e moralmente dubbio in base al mero criterio del televoto. In questo modo, in sole cinque serate di programmazione, la Rai, incoronando con una forza impareggiabile sottoculture deleterie, invalidava decenni di sforzi da parte di milioni d’insegnanti chiamati a fornire un’educazione estetica e civica ai loro studenti”.

“Da quando gli influencer sono diventati enormemente più influenti degli insegnanti, al populismo estetico si aggiunge, poi, quello sociale. Non c’è, infatti, tema rilevante che non venga, oramai, accaparrato da queste nuove figure il cui scopo prevalente, e spesso unico, è l’autopromozione. Se vogliamo che i nostri ragazzi rispettino i loro insegnanti, dobbiamo rispettarli per primi noi adulti. Quanti di voi, in tutta onestà, potrebbero oggi affermare di apprezzare, rispettare e onorare il lavoro oscuro e luminoso, malpagato e prezioso svolto ogni giorno nelle nostre scuole da un esercito di insegnanti inviati sciaguratamente a combattere su posizioni perdute?”, ha concluso lo scrittore.