A Lamberto Montanari, dirigente scolastico in Emilia-Romagna e membro del CSPI, abbiamo fatto alcune domande sulla esperienza che sta vivendo e su alcuni temi che in discussione in questi giorni.
Lei è stato eletto nel CSPI per la componente dirigenti scolastici. Da pochi giorni il Consiglio si è insediato. Come è stato il primo impatto?
Prima di tutto va ricordata la soddisfazione mia e della collega Licia Cianfriglia per lo straordinario successo elettorale dell’aprile scorso. I due posti per la componente dirigenti scolastici sono stati assegnati entrambi ad ANP, da soli abbiamo ottenuto il 45% dei consensi mentre, anche sommandoli, i voti ottenuti dalle altre sigle rappresentative dei dirigenti arrivano al 41%, infine altri voti sono andati dispersi tra le altre liste: in totale se ne erano presentate 11. Abbiamo avuto quel risultato perché siamo l’unica associazione veramente rappresentativa dei dirigenti, unici a riconoscerne il valore, unici a tutelare la centralità del ruolo e della funzione dirigenziale nella scuola. Unici ad averlo ribadito mentre gli altri hanno fatto del disprezzo e del dileggio verso i dirigenti il tema principale della loro campagna contro la Legge 107.
Dunque non mi aspettavo certo di essere accolto con entusiasmo da chi per mesi ha gridato nelle piazze contro il preside sceriffo, corrotto, mazzetta, familista, autoritario, Putin e che ancora oggi, a legge approvata ed operativa, punta a sterilizzarne gli aspetti e gli effetti.
Cosa pensa della composizione complessiva del Consiglio?
Tra i 18 componenti nominati nel consiglio sembra veramente sia stato portato indietro il tempo: burocrati eterni e mai cessati, politici schierati apertamente contro la legge 107, sindacalisti pensionati e ripescati passando attraverso il morituro CNEL, dirigenti scolastici pure ripescati non avendo superato la prova elettorale. Come si dice: la speranza è dura a morire ed è durata solo un attimo poiché da subito è stato chiaro, già nella prima seduta per l’elezione del presidente, che non ci sarebbe stato in aula alcun confronto serio, onesto, aperto e democratico. Era tutto preparato prima, fuori del consiglio nelle sedi sindacali dove sono stati fatti gli accordi.
Lei e la sua collega Cianfriglia non avete votato per l’elezione come presidente di Francesco Scrima. Non lo ritenete all’altezza del compito?
Per l’elezione del presidente tutte le sigle sindacali “unite nella lotta”, nel più funzionale e sperimentato consociativismo, hanno proposto (Snals) e poi cantato le lodi (CGIL) e sottoscritto (Cisl), in ordine di apparizione la candidatura dell’ex sindacalista Scrima (nominato nel consiglio passando attraverso il CNEL). Forse auspicavano un’elezione con unanimità bulgara, perché poi tanto si è offesa la Cisl per la motivazione che abbiamo dato lasciando bianche le nostre due schede. E dire che tutti i “nominati” si sono pur accodati nel consenso “all’uomo di scuola” senza batter ciglio. Sarebbe stato invece un bel segno eleggere un presidente fuori dalle più strette logiche sindacali come avevo proposto, sarebbe stato quel segno di cambiamento rispetto al noto conservatorismo sindacale interessato solo al personale e ben poco alla funzione pubblica dell’istruzione nel suo complesso, che è servizio rivolto ai cittadini tutti.
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Quali sono i temi di cui si occuperà il CSPI nell’immediato?
Il 27 si doveva fornire il parere sui prossimi concorsi dei docenti e sulle modifiche alle classi di concorso, ma sia io che Licia non abbiamo potuto partecipare: io per impegni non rinviabili nella mia scuola e Licia per impegni associativi in ANP. Gli impegni immediati e urgenti per ora sono questi del prossimo concorso. Non c’è stato il tempo di capire quali saranno i prossimi e nemmeno quale sarà la frequenza delle riunioni.
Quale contributo pensate di poter dare all’interno del Consiglio?
Lo abbiamo detto quando abbiamo deciso di partecipare alle elezioni, conosciamo bene la storia dell’organo collegiale ( rinato solo in seguito ad un ricorso giudiziario promosso dalla CGIL) e siamo lontanissimi dal condividere quella che fu la funzione di strumento di influenza e pressione sull’Amministrazione esercitata fino a quando fu sciolto. Siamo dirigenti della scuola, capaci di sostenere quotidianamente la responsabilità della gestione unitaria delle istituzioni scolastiche, eserciteremo a pieno titolo il nostro ruolo all’interno del Consiglio a garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione in quanto soggetti qualificati per esprimere supporto tecnico scientifico all’esercizio delle funzioni di Governo.
La Legge 107 prevede che sui provvedimenti attuativi indicati dal comma 181 non sarà necessario acquisire il parere del CSPI. Le sembra una soluzione ragionevole?
La risposta a questa domanda è nella storia dell’organo collegiale che come ho detto sopra anziché strumento di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale d’istruzione e di supporto tecnico scientifico era la sede staccata delle organizzazioni sindacali e se il buongiorno si vede dal mattino, ci risiamo. Quindi il legislatore ha saggiamente stabilito che ognuno facesse il proprio lavoro nelle sedi deputate e nel rispetto dei compiti di ciascuno.
Questione a latere: Miur e sindacati stanno firmando il contratto sulla mobilità del personale della scuola. Sembra che i criteri per la chiamata dei docenti dagli ambiti verranno definiti con una sequenza contrattuale. Cosa ne pensa?
Penso che i sindacati faranno di tutto per mantenere quei meccanismi che sono i grovigli, polipai burocratici, garbugli incontrollabili e generatori di conflitti e ricorsi che occupano e stremano di lavoro le amministrazioni delle scuole, per difendere, dicono loro, l’egualitarismo rappresentato dalle graduatorie e che nulla ha poi a che fare con la qualità del servizio scolastico. Guardano con orrore alla possibilità che ci sia la cosiddetta chiamata che è invece la minima possibilità di accordo tra docente e dirigente che non vincola e non danneggia nessuno. L’Europa, dove il reclutamento nella scuola si stabilisce attraverso un rapporto di lavoro libero e liberale che è la garanzia stessa della qualità del servizio è lontana e qui noi, come qualcuno continua a ripetere, abbiamo dirigenti che “non sono capaci, non sono in grado, sono educatori e non manager, sono corrotti o familisti quando non proprio mafiosi” e perciò si devono garantire i più deboli lavoratori davanti a tanto pericolo. Non è cosi?
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