Pensavamo che su Maria Montessori fosse già stato detto tutto e il contrario di tutto e che fosse a larga maggioranza considerata – come si legge sul sito di Rai Cultura – una maestra di vita. Del resto il metodo da lei messo a punto è applicato oggi in circa 65.000 scuole, sparse nei cinque continenti.
Non mancano, tuttavia, gli studi che mettono in evidenza le ambivalenze di Maria Montessori nei suoi rapporti con Mussolini e il Fascismo e la presenza di una presunta terminologia “razzista” che emergerebbe dai suoi scritti privati. Così com’è altrettanto vero che Mussolini, nel 1936, ordinò la chiusura di tutte le scuole montessoriane in Italia, probabilmente a causa della prospettiva di libertà insita nel metodo che entrava in conflitto con l’ideologia fascista. La stessa cosa aveva fatto Hitler in Germania e Austria qualche anno prima.
In questi giorni un altro libro irrompe sulla scena degli studi Montessoriani con un intervento “a gamba tesa”: si tratta del saggio “La lunga ombra di Maria Montessori. Il sogno del bambino perfetto” di Sabine Seichter, docente di Scienza della Formazione all’Università di Salisburgo. Un interessante articolo pubblicato ieri sul quotidiano La Stampa ce lo presenta in tutta la sua carica “esplosiva”. A firmarlo è Sara Fortuna, docente di Teoria dei linguaggi all’Università Guglielmo Marconi di Roma.
I lettori tedeschi saranno stati certamente turbati nel leggere che Maria Montessori era una razzista e non amava i bambini. Secondo l’autrice del saggio – spiega Sara Fortuna su La Stampa – la riflessione pedagogica di Montessori, il cui metodo ha invaso il mondo (sia detto tra parentesi che proprio in Germania operano più di mille scuole montessoriane…) “sarebbe stato un malinteso, anzi un inganno diabolicamente perpetrato dalla scienziata italiana che era un medico e non una pedagogista e a cui del bene dei bambini non importava un fico secco. L’unico obiettivo dell’intera ricerca di Montessori è stato quello di perseguire un progetto razzista di tipo eugenetico”.
Il bersaglio principale del saggio riguarda, infatti, “la concezione montessoriana dell’educazione che, infettata dal biologismo razzista, sarebbe improntata a un autoritarismo falsamente dolce, con cui si manipola il bambino come si addestrerebbe un cucciolo di cane, costringendolo ad adattarsi a un piano prestabilito, mirante a renderlo perfetto. Il che equivale a un ideale di normalità che coincide con quello della razza bianca”.
Il saggio continua su questa linea dura e – secondo la docente italiana autrice della recensione su La Stampa – farneticante: “‘La lunga ombra di Montessori’ – si chiede Sara Fortuna – non copre piuttosto quella di Mengele e degli altri medici nazisti che gli esperimenti di eugenetica sui bambini nei lager li hanno veramente fatti? E se la pedagogista italiana avesse avuto in mente solo l’eugenetica, come pretende Seichert, perché allora nel 1934, quando ha lasciato l’Italia fascista, non si è trasferita in Germania dove, con perfetto tempismo, avrebbe potuto essere coinvolta in quegli abominevoli esperimenti?”.
Insomma, un saggio di cui non si sentiva il bisogno e che paradossalmente proviene dalla Germania, il cui sistema scolastico prevede ancora le Förderschulen, scuole speciali per ragazzi diversamente abili o con bisogni educativi speciali, e la selezione precoce a 10 anni per individuare chi va indirizzato verso gli studi licei liceali o verso quelli tecnico-professionali.
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