La sollevazione politica delle ultime ore sembra aver frenato sul nascere le intenzioni del governo di far pagare l’Ici, l’imposta ribattezzata Imu, anche alle scuole paritarie, in Italia in larga parte di stampo cattolico. La giornata del 27 febbraio aveva avuto inizio al Senato con la presentazione di un ordine del giorno al dl liberalizzazioni attraverso cui il presidente dei senatori dell’Udc, Gianpiero D’Alia, chiedeva esplicitamente al Governo di “esentare le scuole paritarie, analogamente a quelle statali, dal pagamento dell’Imu”.
Nel dispositivo si invitava l’esecutivo “a tenere in adeguata considerazione il ruolo delle scuole paritarie ai fini della coesione nazionale, della cooperazione, educazione, istruzione e assistenza sanitaria e sociale, svolto in modo significativo dal mondo cattolico, ma non solo, senza realizzare utili ma reinvestendo nell’istruzione“. Comprendendo anche quelle non cattoliche si tratta di un numero impressionante: ben 9.371 istituzioni scolastiche esistenti nell’anno scolastico 2010-2011, con 740.636 studenti iscritti. L’odg di D’Alia, sollecitava inoltre il Governo ad assicurare “attraverso un’interpretazione autentica, un distinguo tra l’attività commerciale e l’attività svolta dalle scuole ed Enti assistenziali ai fini del Welfare state“.
Nello stesso giorno sulla questione dell’Imu da applicare ai beni della Chiesa era intervenuto, con un’intervista rilasciata a ‘Il Messaggero’ anche l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni (Pd). “Bisogna fare chiarezza – ha detto Fioroni – e togliere ogni dubbio sul fatto che le attività a fine di lucro e commerciali paghino l`Imu a prescindere da chi è il proprietario degli immobili. Ma è altrettanto urgente e necessario che si chiarisca senza ambiguità che gli immobili destinati ai servizi per l`educazione, come le scuole del sistema di istruzione pubblico italiano, gli ospedali e le case di cura del sistema sanitario nazionale, i nidi e i centri di assistenza e solidarietà sono esentati dal tributo“. Fioroni ha aggiunto che “come già avvenuto, qualcuno potrebbe immaginare che una scuola materna paritaria, cattolica o no profit, dove i genitori contribuiscono con il pagamento della retta al suo mantenimento, proprio quella retta finisca per essere considerata un provento e quindi tassato. Il governo deve avere chiaro che in Italia oltre la metà delle scuole materne sono paritarie e cattoliche (…) al cui mantenimento lo Stato contribuisce con una cifra irrisoria. Le scuole materne sopravvivono con l`esenzione dall`Ici e il lavoro gratuito dei religiosi: se si mette l`Ici – concludeva l’ex ministro – quelle scuole semplicemente chiudono“.
La questione sembrava chiusa quando nel pomeriggio arrivava il voto unanime della commissione Industria del Senato sulla norma sull’Imu, che includeva le scuole cattoliche tra gli enti no profit esclusi dal pagamento dell’Imu. Poi arrivavano anche le rassicurazioni del premier Mario Monti, presente in commissione, che per la grande maggioranza delle scuole paritarie sembra voler chiudere la questione: il presidente del Consiglio ha sottolineato che le scuole cattoliche esenti dall’Imu saranno individuate tra quelle che “svolgono la propria attività con modalità concretamente ed effettivamente non commerciali“. Monti ha sottolineato che si tratta di una risposta “chiara e inequivocabile“. Lo sarà ancora di più quando sarà esplicitata dal governo la discriminante che divide le scuole che svolgono il ruolo di pura istruzione dai cosiddetti diplomifici. A cui l’Imu non verrà di certo sottratta.
L’esigenza di questa precisazione è stata non a caso subito esternata da il presidente della Fidae, padre Francesco Macrì, durante un’intervista a radio Vaticana: secondo il sacerdote, la cui federazione degli istituti di attività educative rappresenta la quasi totalità delle scuole cattoliche, “serve una formulazione più chiara“, perché la precisazione di Monti “basta se viene precisato meglio cosa si intende per ‘attività no-profit’, perché noi delle scuole paritarie cattoliche ricadiamo sotto un tipologia un po` complessa. Per certi aspetti siamo gestiti da enti no-profit, ma per altri aspetti, invece, risultiamo attività commerciali.
Vista quest`apparente contraddizione, il testo proposto da Monti dovrebbe chiarire benissimo questa questione: cioè che le scuole paritarie no-profit siano veramente sollevate dall`Imu“.
Macrì ha aggiunto che “tutta la questione dell`Ici è stata affrontata con presupposti marcatamente ideologici, soprattutto se riferiti al mondo della scuola paritaria. La scuola paritaria, anche in base alla legge 62, svolge un servizio pubblico“.
Vista quest`apparente contraddizione, il testo proposto da Monti dovrebbe chiarire benissimo questa questione: cioè che le scuole paritarie no-profit siano veramente sollevate dall`Imu“.
Macrì ha aggiunto che “tutta la questione dell`Ici è stata affrontata con presupposti marcatamente ideologici, soprattutto se riferiti al mondo della scuola paritaria. La scuola paritaria, anche in base alla legge 62, svolge un servizio pubblico“.