Con poche, ma pesanti parole, il presidente del Consiglio Mario Monti commenta la vicenda delle 24 ore di cattedra. E lo fa davanti ad alcuni milioni di telespettatori quasi alla fine della trasmissione “Che tempo che fa”. “Fanno bene gli studenti a manifestare il loro dissenso – ha detto Monti – anche perché hanno dimostrato in questi giorni di saperlo fare civilmente”.
“Ma – ha aggiunto Monti – nella sfera del personale della scuola abbiamo riscontrato anche grande spirito conservatore, come per esempio la grande indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura”.
Indisponibilità legata, secondo il presidente, alla difesa di “privilegi corporativi”.
In questo caso ha poi concluso Monti “i corporativismi hanno usato anche i giovani per perpetuarsi e non adeguarsi ad un mondo più moderno”.
Tralasciando ogni commento sulla questione del corporativismo (reale o presunto) dei docenti va detto che il ragionamento di Mario Monti parte da un dato errato in quanto le ore in più richieste non erano 2 ma esattamente 6, pari ad un aumento del 30% dell’orario attuale.
Con tutto il rispetto dovuto al personaggio, dal professore Monti sarebbe stato lecito aspettarsi almeno una conoscenza più precisa dei problemi e delle questioni.
Le dichiarazioni del presidente del Consiglio non saranno prive di conseguenze e contribuiranno quasi certamente a riscaldare gli animi, come se ce ne fosse bisogno.