Un solo mese di vacanza all’anno per la scuola: è quello che sembra prevedere la bozza di riforma del mercato del lavoro a cui sta lavorando la lista Monti.
Si parla infatti di una vera e propria riforma del calendario scolastico in modo da limitare ad un mese le vacanze estive, ma – si legge nel documento – “sulla base della partecipazione volontaria delle famiglie”.
Mario Monti e i suoi collaboratori chiariscono anche che la misura “non vuole aggravare il lavoro degli insegnanti” ma piuttosto favorire i genitori lavoratori.
“Le attività sportive, di recupero, alternative e per la comunità – si legge ancora nella bozza di riforma – possono trovare più spazio se la scuola rimane aperta per 11 mesi l’anno, incoraggiando ogni istituto ad essere autonomo nella scelta dell’impiego per il tempo in più “.
A commentare l’idea di Monti è subito intervenuta la segreteria nazionale della Cisl-Scuola che dichiara: “Non ci pare che tra le urgenze della scuola ci sia quella di intervenire sulle vacanze, oltretutto mescolando in modo un po’ confuso istruzione e attività di altra natura, che non è detto debba essere la scuola a fornire. Non è certo sul calendario scolastico che si registrano significative differenze tra la scuola italiana e a quella di altri Paesi: piuttosto si vedano gli scarti che ci sono in termini di investimento sul sistema di istruzione. Qui si che l’Italia ha davvero da recuperare posizioni”.
Per il momento, però, le notizie sulla questione sono piuttosto contraddittorie; Mario Sechi, uno dei più illustri candidati della lista Monti, è già intervenuto nel tentativo di tenere a bada le polemiche e ha dichiarato: “Non è prevista nessuna limitazione a un mese delle vacanze estive delle scuole. La riforma del mercato del lavoro di Scelta Civica, alla quale lavora un gruppo di economisti insieme al prof. Pietro Ichino, sarà presentata nei prossimi giorni e non conterrà alcun taglio delle vacanze scolastiche”.
L’idea di tenere aperte le scuole di pomeriggio o durante le vacanze non è nuova e un po’ tutti i Ministri che si sono succeduti negli ultimi 15 anni hanno fatto dei tentativi in questa direzione.
Ma, al massimo, sono state realizzate modeste esperienze limitate nel tempo.
Il fatto è che per tenere aperte le scuole, occorrono risorse umane e finanziarie.
Da quest’anno, poi, le istituzioni scolastiche si dovranno accontentare di un fondo di istituto inferiore del 30% rispetto a quello degli anni passati che non solo non consentirà di tenere aperte le scuole per più tempo ma non basterà neppure per garantire le attività indispensabili.
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