Faranno discutere (e parecchio) le dichiarazioni fatte ieri a Bellaria dal ministro Letizia Moratti in occasione di un convegno al quale hanno partecipato diverse associazioni professionali degli insegnanti, fra le quali l’ADI di Alessandra Cenerini, l’APEF di Sandro Gigliotti e Diesse (Didattica ed innovazione scolastica), di fede ciellina.
Tre le questioni sulle quali il Ministro ha assicurato l’interessamento del Governo: lo stato giuridico del personale, la carriera dei docenti, l’area contrattuale separata.
Sul primo punto Letizia Moratti è stata chiara: è necessario riscrivere al più presto lo stato giuridico degli insegnanti – il cui impianto risale al 1974 – e per farlo bisogna ricorrere ad una legge dello Stato: ma su questo il Ministro dovrà fare i conti con le organizzazioni sindacali che – al contrario – ritengono che la materia debba passare attraverso la contrattazione nazionale.
D’altronde già ora molte norme sono contenute non nel vecchio decreto delegato 417 del ’74 ma nel contratto collettivo nazionale del 1995 e in quello successivo del 1999.
Sulla questione della carriera dei docenti il Ministro si era già espressa in occasione del suo discorso programmatico al Parlamento, la scorsa estate: premiare i docenti più capaci sia in termini economici sia in termini di "posizione funzionale" all’interno dell’istituzione scolastica.
Ed anche su questo il percorso si preannuncia difficile: nessuno può dimenticare che il ministro Berlinguer cadde proprio per aver voluto attuare il famoso "concorsone", anche se da viale Trastevere si affrettano a precisare che la loro idea non ha nulla a che vedere con meccanismi concorsuali o tests più o meno oggettivi.
E’ praticamente certo, infatti, che la carriera sarà legata a specifiche competenze acquisite mediante attività formative a livello universitario; ci saranno quindi i docenti tutor o "esperti" che avranno il compito di aiutare i più giovani o di coordinare progetti didattici e le diverse aree disciplinari; ed anche il coordinatore della didattica sarà tale per capacità e competenza e non per elezione, come alcuni vorrebbero.
Infine c’è la questione del contratto di lavoro: il Ministro ha ribadito ancora una volta (già lo aveva annunciato pochi giorni prima che iniziasse l’anno scolastico) che per i docenti è necessario prevedere un’area contrattuale separata, in modo da evitare un utilizzo indistinto delle risorse finanziarie messe a disposizione per i rinnovi contrattuali.
Se le dichiarazioni del Ministro provocheranno quasi certamente perplessità o critiche dei sindacati, va segnalato che le Associazioni professionali presenti all’incontro hanno già mostrato di apprezzare le proposte di Letizia Moratti che ha colto l’occasione per evidenziare il ruolo delle Associazioni nella formazione iniziale e nel reclutamento dei docenti, nella individuazione di un sistema di valutazione della professione oltre che nella elaborazione dei programmi di studio nazionali e locali.
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