Una brutta storia, finita nel peggiore dei modi. Una riflessione filosofica.
La morte per un selfie. Protagonista un ragazzo. Dispiace tanto! Un pessimo esempio di gestione del Nulla.
Milano, sabato sera. Un ragazzo di 15 anni cade in una condotta di aerazione del centro commerciale ‘Sarca’, in via Milanese. Ed è morto. Era salito per farsi un selfie e l’incidente è avvenuto per sfuggire ai vigilantes.
Dispiace tanto! Il sentimento però non può impedire una riflessione.
Scriveva M. Heidegger: ” Il nichilismo. Non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che occorre è accorgersi di quest’ospite e guardarlo bene in faccia”
I nostri ragazzi sono fortemente condizionati dall’insignificanza, dal Nulla che li circonda. Questa condizione caratterizza il loro presente, divenuto ingombrante e onnicomprensivo dell’esistenza umana. Il futuro è tramontato! È una categoria priva di significato, in quanto la prospettiva è stata nullificata. Da qui non è azzardato affermare che il nichilismo è la cifra dei nostri ragazzi(e non solo). Entra nei loro pensieri, sentimenti ed emozioni. Tutto diventa liquido e quindi da vivere nel breve istante, Preferibilmente in modo iperbolico, esagerato, estremo. Non esiste il pro-getto ( l’esser-ci gettato avanti). Tutto ruota intorno al frammento, che insieme ad altri non riescono a ricondurre ad una prospettiva di senso.
Il selfie estremo è il tentativo di uscire dall’insignificanza, fissando in un’istantanea la propria esistenza. L’obiettivo è trasferire se stessi in una dimensione dove il divenire e il conseguente Nulla rimangono fuori dalla porta.
Per sfuggire a questa logica di “nichilismo passivo” (F. Nietzsche) è necessario perseguire quello attivo. Secondo il filosofo della “morte di Dio” questo è il compito dell’ultra-uomo che deve costruire una prospettiva “fedele solo alla terra” e fondata sulla distruzione dei valori che hanno caratterizzato la civiltà giudaico-cristiana. Compito impossibile per i ragazzi, non per gli adulti che hanno fallito in questa impresa, lasciando soli i nostri ragazzi a gestire una realtà troppo complessa.
di Gianfranco Scialpi
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