La notizia della morte di una collaboratrice scolastica della mia scuola, che fino ad ottobre era in servizio regolarmente, mi ha sconvolta e mi sento depressa. Aveva più di 60 anni e voleva andare in pensione (in effetti, sarebbe rientrata in qualche “finestra”) ma aveva pochi contributi e la pensione mensile che le sarebbe spettata non sarebbe stata sufficiente a farle affrontare le spese di ogni mese (era “single”, come si dice oggi). Non stava bene, ma continuava a venire a scuola. Avrebbe potuto fruire dei due anni di congedo straordinario (L.104) per assistere il fratello, ma alla fine nel calcolo della pensione ci sarebbero stati due anni in meno: voleva maturare qualche anno in più per avere una quota mensile di pensione più decente. Era stanca sia fisicamente sia psicologicamente perché anche per i collaboratori scolastici la vita a scuola è diventata usurante soprattutto a livello nervoso. Alla fine si è dovuta arrendere al male oscuro che, forse, già covava. Dalla fine di ottobre ha dovuto lasciare la scuola in maniera forzata, prima per accertamenti , scoprire il male, curarsi, cercare di vincerlo e sopravvivere e dall’altro ieri per andare a vivere nell’aldilà.
Che tristezza! Non vorrei fare questa fine, ma quante volte ho pensato che la mia vita cesserà prima di andare in pensione! E’ questo ciò che vogliono i nostri governanti! Non capiscono che le persone comuni non hanno autisti che li accompagnano al lavoro, domestici vari e tutte le agevolazioni e i privilegi che si possono permettere loro. Non sanno che vi sono pendolari che si alzano alle quattro del mattino per prendere il pullman e venire a lavorare. Secondo loro, un docente che per anni/decenni interi affronta questa situazione come può arrivare in classe la mattina? Come può reagire il suo corpo?
Prendiamo, inoltre, come esempio la scuola primaria e dell’infanzia: vi sono docenti che hanno cominciato a lavorare appena diplomati e oggi hanno 40 anni di servizio. I nostri legislatori sanno cosa significa insegnare in una classe prima, soprattutto se di scuola situata in una zona a rischio, a 60 anni, con acciacchi vari, e con 40 anni di servizio alle spalle? Sanno cosa significa il logorio nervoso per stare dietro a tutte le leggi e leggine che si susseguono anno dopo anno? Il lavoro dell’insegnante non è un lavoro d’ufficio, non si lavora con le carte, ma con esseri umani che hanno diritto a docenti in piena salute fisica e mentale. Quando lo capiranno? Quando ci equipareranno (lavoro usurante) alle forze dell’ordine e ai militari e ci permetteranno di andare in pensione prima che la morte ci raggiunga?
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