Moriva a Lecco esattamente 63 anni fa Giuseppe Di Vittorio, considerato – a buon diritto – uno dei padri fondatori della Cgil.
Figlio di una famiglia di braccianti di Cerignola, venne eletto alla Camera nelle fila del Partito socialista nel 1922. Per le sue posizioni apertamente antifasciste venne condannato dal Tribunale speciale a 12 anni di reclusione.
Nel 1945 fu eletto segretario nazionale della CGIL e l’anno successivo, candidato per il Partito Comunista, entrò a far parte della Assemblea Costituente.
Nel 1954, durante i “fatti di Ungheria”, prese entrò in polemica con i dirigenti del PCI che sostenevano l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica.
Morì il 3 novembre del 1957 durante un comizio a Lecco.
Come ricorda Dario Missaglia nell’intervista che abbiamo raccolto, Giuseppe Di Vittorio riconosceva il valore straordinario della cultura e dell’istruzione e – soprattutto – del linguaggio e della conoscenza delle parole.
La Fondazione che porta il suo nome è di fatto il Centro Studi della Cgil e si occupa di ricerche sui problemi del lavoro.