In questi giorni si è parlato moltissimo della ragazza di ventidue anni che è morta dopo essersi sottoposta ad un intervento di chirurgia estetica, la rinoplastica. Ieri, 18 novembre, ci sono stati i funerali della giovane, nel paese in cui viveva, nella provincia di Siracusa.
Com’è noto, la giovane si era rivolta ad un medico di Roma, informandosi anche su TikTok. Lo studio è stato messo sotto sequestro. Da qui si è sviluppato un forte dibattito sulle informazioni sulla scienza e sulla medicina presenti sui social.
A partecipare alle esequie è stato il dirigente scolastico del liceo in cui la giovane ha studiato, che ha parlato proprio di questo: “La scuola non poteva non esserci, una ragazza nostra, che abbiamo conosciuto e a cui abbiamo voluto bene. Stiamo riflettendo, come scuola non siamo attrezzati per riuscire a costruire griglie critiche sull’uso di questi nuovi mezzi di comunicazione, in questo la scuola rimane antica. Siamo ancora attrezzati con i vecchi libri di lettura, le poesie. E purtroppo i ragazzi non usano più i libri per informarsi. I ragazzi devono capire come rapportarsi con i mezzi di comunicazione”. Lo riporta La Repubblica.
“Non la colpevolizzate”
“Era una ragazzina seria, posata e con la testa sulle spalle – racconta il presidente dell’Ordine dei medici di Siracusa, Anselmo Madeddu – La vicenda però dà lo spunto per un appello ai giovani di verificare l’attendibilità dei social e di fidarsi piuttosto del proprio medico di famiglia, l’unico che può dar loro i consigli giusti. Dottor Internet sta demolendo il rapporto medico-paziente e sta diventando pericoloso anche socialmente. Chi ha responsabilità politiche nel nostro Paese deve capire che, se non si restituisce dignità e prestigio alla figura del medico, il primo ‘cretino’ che parla sui social passa per essere più credibile del medico stesso”.
“Era una ragazza precisa, meticolosa – ricorda un’amica – non avrebbe mai fatto una scelta avventata. Aveva selezionato con cura il medico e il centro dove sottoporsi all’intervento”. “Ma non colpevolizzate – sussurra un’altra amica – la colpa è di una società intera e del mondo dell’informazione che accredita gli influencer come fossero degli esperti”.
Proseguono le indagini: mancate autorizzazioni e laurea in Romania
Nel frattempo sono due i medici indagati per la morte della giovane. Agli atti del procedimento, riporta RaiNews, finiranno anche i documenti relativi alle mancate autorizzazioni per lo studio medico: lì dentro, dicono le carte, non si poteva operare e il titolare in un’autocertificazione dichiarava che venivano eseguite solo le visite pre e post operatorie. I Nas dovranno anche effettuare un nuovo sopralluogo nello studio, ora posto sotto sequestro, per svolgere un inventario e verificare le strumentazioni di emergenza eventualmente presenti.
L’ordine dei medici della Capitale annuncia l’apertura di un fascicolo nei confronti dei due indagati, uno dei quali venne bocciato ai test di Medicina: si piazzò al 6.230 posto su 6.265. La laurea, poi, la conseguì in Romania.