Nato a Venezia il 4 gennaio 1920, il ‘Comandante Max’ militò prima nella 19esima brigata Giambone Garibaldi, con funzione di capo di Stato Maggiore, e successivamente nella 103esima brigata Nannetti della prima divisione Garibaldi, della quale fu comandante e capo di Stato Maggiore. Ha preso parte alla liberazione di Torino ed è stato ferito in guerra. Lo zio di Massimo, Roberto Rendina fu ucciso alle Fosse Ardeatine. Riconosciuto Partigiano combattente dal 1 novembre del ’43 alla fine della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, Rendina è stato direttore del primo telegiornale della Rai, docente di storia della comunicazione e membro del Comitato scientifico dell’Istituto Luigi Sturzo per le ricerche storiche sulla Resistenza. Presidente dell’Anpi Roma, è stato l’ideatore della Casa della Memoria e della Storia, inaugurata dalla giunta Veltroni nel 2006.
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Domani dalle 12 alle 19 nella Sala della Protomoteca in Campidoglio sarà allestita la camera ardente per rendergli omaggio. Alle 13, inoltre, è prevista una breve commemorazione funebre. “Sono profondamente commosso”, ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino. “Per decenni – ha ricordato – ha portato avanti in maniera instancabile la testimonianza e il ricordo della Resistenza partigiana con la sua attività all’interno dell’Anpi, con l’impegno professionale e con le lezioni nelle scuole. Rivolgo, a nome di tutti i cittadini romani, le mie più sentite condoglianze ai suoi familiari e ai suoi cari”.
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Rendina “ha rappresentato una voce libera per Roma e per l’Italia – ha ricordato l’assessore con delega alla Memoria di Roma Paolo Masini divulgando la notizia della morte – e l’esempio di come ai nostri giorni sia ancora possibile mettere in pratica e trasmettere in modo alto e nobile i valori di quella grande pagina della nostra Storia che fu la Resistenza”. (Adnkronos)
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