I lettori ci scrivono

Motivare i giovani ad essere educatori di se stessi

Il momento di grave crisi di valori, di grave disagio in cui versa la famiglia, la scuola e la società è sotto gli occhi di tutti. I recenti e gravi fatti di cronaca che vedono coinvolti un numero sempre maggiore di minori, dovrebbero far riflettere, dovrebbero far aprire un serio dibattito, politico, educativo, psicologico e sociologico: interrogarsi sulle responsabilità è il minimo che si possa fare.

Il contesto in cui viviamo, paradossalmente orientato verso relazioni virtuali, apparenti, violente, tossiche, certamente, non aiuta e incide negativamente su personalità di per sé un po’ fragili.
La crisi della famiglia, la crisi della scuola, la crisi della società crea, sicuramente, distanza, separazione, isolamento, solitudine. Si può dire, che mancano risposte educative concrete a mutate condizioni socio-educative-ambientali, che rendono inadeguate e poco funzionali le precedenti.

Un interesse formativo globale, nuovi metodi di gestione delle problematiche educative e relazioni autentiche, forse, potrebbero contribuire ad evitare qualche tragedia. In una società costellata da violenza, soprusi e indifferenza, non basta una scuola o una famiglia psicologicamente accogliente o protettiva, occorre aiutare i giovani a difendersi da trepidazioni, paure, insicurezze, occorre motivarli ad essere educatori di se stessi.

Nella famiglia, nella scuola e nella società, i giovani cercano sostegno, appoggio, accettazione, comprensione, che non sempre trovano, per questo, non vanno abbandonati a se stessi.
Non essendovi un sogno, un senso da ricercare e da acquisire, giacchè tutto si fa provvisorio ed effimero, aprogettuale e senza prospettiva, la soggettività e la disgregazione della morale oggettiva, vengono erette a sistema di vita.

A questo punto, è lecito domandarsi quale idea i giovani odierni abbiano delle relazioni sociali, affettive ed educative. La risposta appare ovvia: l’indebolimento delle responsabilità educative favorisce nei giovani l’insorgere di atteggiamenti e comportamenti indifferenti, che prescindono da qualsiasi considerazione di tipo axiologico.

Ci sono tante leggi e regole che vorrebbero disciplinare la condotta, ma il fondamento delle norme sembra smarrito, tutto diventa incerto e aleatorio.
L’educazione non è solamente un insieme di contenuti, di metodi, di gestione delle strutture socio-educative, è anche un modo nuovo di porre e risolvere i problemi, di colmare il senso d’incompiutezza del proprio essere.

Ogni tragedia è una sconfitta che deve stimolare una maggiore riflessione su idee e principi socio-educativi, che dovrebbero alimentare e far crescere un sistema di valori fondato sulla cultura dei sentimenti, sul bisogno di rapportarsi positivamente con l’altro, sul valore della reciprocità come presidio nei giorni di crisi e di fatica.

Fernando Mazzeo

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