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Movimenti docenti: secondo Cisl Scuola non incidono in modo significativo sulla continuità didattica

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Arrivano dalla segreteria nazionale CISL Scuola alcuni dati interessanti sui movimenti del personale docente, dati che dimostrano, secondo il sindacato di Ivana Barbacci, che gli allarmismi di chi paventa effetti sconvolgenti dei movimenti sulla continuità didattica sono del tutto fuori luogo.

Intanto Cisl Scuola segnala che i movimenti ammontano complessivamente a poco meno di 58mila unità e sono così suddivisi: 6.600 nella scuola dell’infanzia, 14.800 nella primaria, poco meno di 15.300 nella secondaria di primo grado e 21.200 in quella di secondo grado.

Il sindacato di Ivana Barbacci ha però elaborato i dati anche per capire la “direzione” degli spostamenti.
La maggior parte dei spostamenti avviene in direzione sud: a muoversi (sia dal nord, sia dal centro) sono infatti 3.198 insegnanti, su un totale di 4.364 movimenti fra province diverse.
Molto inferiore il numero dei movimenti verso il nord (526) e verso il centro (640).

“Le tendenze – spiega il sindacato – sono tutte confermate anche prendendo in considerazione i dati per ogni specifico grado di scuola. Il fenomeno della mobilità fra province diverse risulta comunque molto contenuto rispetto al totale dei movimenti, rappresentandone appena il 7,5%; ciò è la logica conseguenza della scarsa presenza di posti vacanti nelle regioni del Mezzogiorno, fattore che ovviamente limita moltissimo la possibilità di ottenervi un trasferimento”.

In conclusione, secondo Cisl Scuola, “i dati della mobilità smentiscono clamorosamente gli allarmismi di chi paventa effetti sconvolgenti dei movimenti sulla continuità didattica: basti pensare che la percentuale del personale che cambia sede si servizio rappresenta il 7,26% del totale (assumendo come riferimento i 796.620 posti comuni e di sostegno in organico di diritto), dato che scende al 4,2% se si escludono i movimenti d’ufficio”.