Si prepari a scagliare la prima pietra chi non ha mai gustato il piacere di attaccare figurine ad un album-contenitore. Non importa se per mezzo di pennello e colla, come usava un tempo ormai lontano, oppure in maniera immediata, affidandosi al potere autoadesivo del supporto di più moderna concezione.
Un piacere, questo distensivo e gradevole esercizio, che s’accompagna con l’apertura delle bustine, con la frenesia della ricerca della figurina mancante, con lo scambio con chi condivide la stessa passione e, infine, con il completamento della raccolta, momento nel quale si raggiunge la più alta soddisfazione. E non vogliamo considerare tale esercizio come prerogativa del ragazzo in età preadolescenziale, ma estenderlo al di là di ogni confine generazionale, come passione che non ha limiti e non ha età. Il ragazzo che, dopo aver raccolto e scambiato con i coetanei i “pezzi” di una collezione da inserire dentro un raccoglitore cartaceo che li organizza e li rende organici, prima che venisse condizionato da strumenti tecnologici ben più irresistibili, inventava, magari utilizzando i doppioni, giochi di gruppo con regole elementari. Fino a pochi decenni fa, nei quartieri popolari, non era insolito vedere tre o quattro fanciulli intenti a far capovolgere mazzetti di figurine battendoci accanto la mano a coppa con tecniche sempre più perfezionate.
L’imprenditore emiliano Giuseppe Panini – nato a Pozza di Maranello nel 1925 e morto a Modena nel 1996 – nel 1961 mette in pratica la fantastica idea che imporrà il suo cognome come punto di riferimento fondamentale per la figurina e la sua raccolta, restituendole dignità e facendole assumere nuove valenze. Con i tre fratelli Benito, Franco Cosimo e Umberto fonda una piccola azienda. Partendo dall’acquisto e dalla distribuzione di uno stock di figurine invendute, per passare alla produzione in proprio quindi alla realizzazione, stampa e commercializzazione a ciclo completo, la creatura di famiglia diventa il colosso editoriale che è oggi, entrando di prepotenza nelle abitudini di tanti.
Con “la” Panini, un semplice rettangolo di carta colorata diventa oggetto di culto: ha una propria, accattivante forza iconica, implica conoscenza, ha valori didattici e storici. La sua ricerca, il suo possesso, la sua organizzazione possiedono un’insospettata scientificità, abituano all’acquisizione di un metodo, mèdiano il sapere in una forma immediata ed efficace. Non sappiamo se, all’inizio degli anni Sessanta di quello che ormai viene indicato come lo scorso secolo, i fratelli Panini avessero la consapevolezza di tutto ciò, ma è un dato di fatto che, mentre le “grandi raccolte per la gioventù” s’imponevano fra i “ragazzi dai nove ai novantanove anni”, Giuseppe, per la propria parte andava a fornire al prodotto della propria impresa commerciale giustificazioni storiche e culturali, convogliate, nel 1986, nel Museo della Figurina, che nel 1992 sarà donato al Comune di Modena e che oggi è la splendida realtà ospitata dal palazzo Santa Margherita, nel centro del capoluogo emiliano, al civico 103 di corso Canalgrande.
Stupisce, prima d’ogni cosa, come il Panini abbia avuto la lungimirante idea di conservare oggetti “minimi”, sicuramente destinati al cassonetto dei rifiuti, che, organizzati tutti insieme, assurgono al valore di un vero e proprio tesoro, che al fascino insito accostano un valore aggiunto, divenendo documento storico. Nel suo spazio espositivo il museo si compone di sei grandi armadi espositori che nascondono una serie di pannelli a scomparsa che il visitatore può sfogliare a proprio piacimento, quasi fosse un album e, insieme, un illustratissimo libro di storia. E un background storico viene fornito dalla prima sezione, che propone una teoria di antiche stampe popolari, seriali e tematiche, risalenti ai secoli diciassettesimo, diciottesimo e diciannovesimo: in mezzo ci sono anche le carte da gioco “didattiche” che il cardinale Mazzarino fece realizzare per il giovane principe che sarebbe diventato Louis XIV, il Re Sole. Non manca, in questa prima parte, l’affascinante descrizione dell’arte cromolitografica, antenata delle più sofisticate e moderne tecniche tipografiche cui il digitale ci ha abituati e che stanno alla base della produzione contemporanea della Panini, che in questi ultimi tempi ha ampliato e consolidato la propria gigantesca e multiforme proposta editoriale.
La figurina moderna nasce nella seconda metà dell’Ottocento, come mezzo di promozione pubblicitaria: l’omaggio al cliente di un importante magazzino costituiva una sorta di stimolo a ritornare e a servirsi delle proposte commerciali che ciascuno di essi offriva. La casa produttrice dei famosi estratti per brodo Liebig fu certo quella che lanciò raccolte di figurine che, ancora oggi, costituiscono il sogno dei più irriducibili collezionisti (forniti di portafogli assai consistenti). Le figurine Liebig, ma anche altri gadget firmati dall’industria del grande chimico tedesco, come, con i bellissimi cartonati pubblicitari, figurano tra i pannelli più belli del museo. Nonsolofiguine, diremmo, approfittando di un trendy ed abusato modo di dire, ma anche menu, segnaposti, sottobicchieri, etichette d’albergo, calendari e calendarietti profumati, chiudilettera, segnalibri, carte da gioco, album antichi e moderni, fanno parte di questo viaggio nel mondo di un’arte popolare tutta da scoprire e da valorizzare, per arrivare a ciò che costituisce la parte centrale della produzione collezionistica della Panini, vale a dire le figurine dei calciatori che dal 1961 hanno appassionato intere generazioni di ragazzi in un appassionante gioco di ricerca, scambio e conservazione, che ha accompagnato adeguatamente la passione “pulita” per il calcio. Accanto a quella per i divi del pallone, si sono mosse, nel segno del “celo… mimanca”, le passioni per i cantanti, per i personaggi dei fumetti, del cinema e della televisione, per i ciclisti, per i più accreditati film d’animazione.
A completare una visita già prodiga di stimoli, al museo permanente si affiancano mostre temporanee, anch’esse molto interessanti. Fino al prossimo 24 febbraio è in programma “Vero o falso? – Le figurine sotto la lente d’ingrandimento della scienza”, che attraverso l’uso le figurine indaga sul rapporto tra scienza e verità, rivelando illusioni, miti ed errori.
C’è un mondo affascinante e fantastico, dentro il museo della figurina, che può essere apprezzato, in maniera trasversale, da ragazzi di tutte le età, che può essere riletto “a strati”, fermandosi alla componente esteriore, già del suo godibilissima e piena di suggestioni, o andando dentro, a scoprire sempre più intriganti significati.
Foto a cura dell’autore
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