Sono madre di tre figlie e per motivi di lavoro frequentano tempo pieno nella primaria e prolungato nel superiore 1°. Una scuola ad indirizzo musicale e con una scuola superiore di 2° a circa 45 km di distanza.
Musica la devono fare fuori l’orario scolastico nonostante le otto ore e le sei ore ordinarie che le tengono inchiodate ai banchi per tutto il giorno tranne in ginnastica.
Le mie ragazze sono appassionate di musica e canto e disposte a sacrificarsi. Ma non è così che si valorizzano i talenti, le attitudini la scoperta di chi saranno da grandi.
Le discipline regnano sovrane e gli insegnanti rimangono attaccati ai programmi.
I giorni delle scuole rimangono abbandonati e le scuole di periferia con laboratori crollano.
I genitori ambiscono alle scuole piccionaie dove in un aula d’infanzia fanno tutte le attività. Comodo per i Comuni che non spendono e per i lavoratori di città.
La scuola dovrebbe essere vita sociale, all’aria aperta dove si può toccare con mano la vita: le stagioni che cambiano, gli alberi che cambiano d’abito, sassi che si trasformano in fogli…
Non sempre si può fare ma dove c’è la possibilità fa comodo non farlo.
Sfogo di mamma.
Clelia D’Ettorre
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