“Stiamo lavorando a una legge sulla musica a scuola e sulla musica per tutti”: sono poche le parole pronunciate dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi martedì 7 dicembre, ma bastano a riempire di speranze il vasto popolo di fautori della musica, che nella scuola continua ad avere un ruolo marginale e che si esaurisce nella quasi totalità dei corsi con il termine della scuola secondaria di primo grado.
L’affermazione del numero uno del dicastero di Viale Trastevere, pronunciata arrivando all’inaugurazione del Macbeth alla Prima della Scala di Milano, sembra un impegno non proprio di circostanza.
Solo un mese fa, Bianchi aveva detto che al ministero stanno “lavorando molto sulle mense, sulle palestre” (è stato non caso appena approvato l’inserimento nella primaria del maestro di attività motoria) e su “un intervento sulla musica, che mette insieme i ragazzi. Vogliamo una scuola che permetta di avere conoscenze per il lavoro e che permetta di stare molto con i compagni per condividere la gioia dello stare insieme”, aveva sottolineato il ministro.
Resta ora da capire cosa significa fare a scuola “musica per tutti”: escluso che si tratti del solo ampliamento dei licei musicali, non è da escludere che si possa prevedere, con una norma di legge ad hoc, l’introduzione della disciplina a livello modulare anche alle superiori. Il modello, per intenderci, potrebbe essere quello dell’educazione civica, introdotta nella secondaria di secondo grado con modalità trasversali all’interno degli insegnamenti di più discipline.
Per il momento, però, è bene sottolineare che si tratta solo di ipotesi: per saperne di più, non resta che attendere l’esito del lavoro che si sta portando avanti a Viale Trastevere.
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