Dopo l’uccisione del 24enne Giovanbattista Cutolo, il musicista raggiunto da un colpo di pistola sparato da un 16enne vicino ad ambienti criminali a Napoli, la settimana scorsa, dopo una banale lite scatenatasi per futili motivi a parlare è stato l’avvocato della famiglia del killer e il padre.
Ecco cosa ha detto il legale: “Il ragazzo è ancora sotto choc, è restio a parlare. È disperato. Da questo punto di vista è difficile parlare di quello che è successo. È una tragedia per tutti. Il ragazzo è pentito. Ha chiesto scusa ai suoi genitori e valuteremo la possibilità di scuse alla famiglia del musicista. Ha metabolizzato il suo gesto ed è molto provato e risentito per quello che ha commesso. È affranto, perché non solo ha rovinato la vita di un ragazzo, ha rovinato la sua ed ha rovinato la vita di due famiglie: già questo basta per essere disperato. Il ragazzo ha ammesso gli addebiti. Questo dato è certo. Cercheremo di fare il meglio possibile per una difesa adeguata”, ha detto a Fanpage.it.
Il padre del 17enne si dice disperato: “Posso cominciare solo a chiedere perdono a questa famiglia. È una cosa bruttissima. Solo al pensiero… è una settimana che stiamo distrutti tutti. Noi siamo una famiglia che ha sempre lavorato. Ci sono stati degli sbagli, degli errori che ho fatto anche io, che ho commesso nel passato. Ho trovato la mia strada e sto lavorando. Mio figlio l’ha fatta molto grossa e la deve pagare per tutto quello che la Giustizia chiede. Noi non ci siamo opposti a nulla, abbiamo solo cercato di dire di aiutarlo. Tramite assistenti sociali, persone con cui può parlare un ragazzo di 17 anni. Ha fatto una bruttissima cosa e va condannato e deve pagare per quello che ha fatto”.
“Mi vivo molto il fallimento di me stesso per non aver potuto dare più tempo a mio figlio, per portarlo su una strada migliore. I genitori di Giovanbattista hanno tutto il mio appoggio. La giustizia deve arrivare, arriverà. Togliere una vita è la cosa più grave che esista al mondo, è una cosa che ti porterai dietro per tutta la tua vita. È giusto che sia così. Perché tu hai la fortuna che adesso vivi. Lui non ce l’ha, la fortuna. Lui adesso sta a terra. Io sto distrutto, ma io mi metto nei panni della famiglia. Se un giorno la incontrerò (la famiglia di Gianbattista, ndr) io più di inginocchiarmi non non so cosa dirgli, mi butterò ai loro piedi e cercherò perdono per mio figlio”, ha aggiunto il genitore, che non difende, giustamente, il figlio.
“Non ti rendi conto che un figlio di 16, 17 anni, può essere vulnerabile e tu pensi solo ad andare avanti, a vedere di mandare avanti la famiglia, di farla stare bene. Ma forse non ti rendi conto di quello che fanno la notte. Perciò io sto pensando solo al figlio, sto pensando solo a questa persona che sta a terra.A me quello mi sta distruggendo. Arriviamo a tavola così la sera, vedi, senza mettere il sale, niente, non riusciamo neanche a mangiare.Ci guardiamo e immaginiamo quel ragazzo a terra, la famiglia che non lo vede più. Ci sta distruggendo l’anima, ci sta distruggendo davvero. Non hanno più un figlio, ma che gli vai a dire?”, ha concluso l’uomo.
La città di Napoli, trainata dalla madre del giovane, si sta mobilitando contro l’avanzare di giovani delinquenti che rendono la città pericolosa, abbandonati dalle famiglie e dalle istituzioni. Ieri, 4 settembre, dopo l’appello diretto proprio a lei, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha telefonato personalmente alla madre del 24enne.
“È stata una conversazione tra due madri, sincera ed accorata, mi è sembrato di conoscerla da sempre. Le ho chiesto se potevo chiamarla Giorgia, mi ha risposto: ‘Certo che devi chiamarmi Giorgia’. Le ho detto: voglio incontrarti, devi aiutarmi a fare in modo che altre madri non vivano più drammi come questo. La criminalità non può averla vinta, dobbiamo proteggere i nostri ragazzi, la parte sana del Paese, il futuro che vorremmo”, ha raccontato la donna.
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