Secondo i dati pubblicati sul ‘Primo rapporto sull’islamizzazione d’Europa’ curato dalla Fondazione Farefuturo con il contributo dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia che sarà presentato in Senato, “Gli stranieri di religione musulmana residenti in Italia al 1° gennaio 2019 sono 1,58 milioni. Rispetto alla stessa data di rilevazione nel 2018, la classifica delle appartenenze religiose degli stranieri residenti in Italia vede i musulmani primi al posto dei cristiani ortodossi.
I musulmani rappresentano infatti il 30,1% degli stranieri residenti in Italia, i cristiani ortodossi il 29,7% e poi seguono i cattolici pari al 18,6%”.
Dall’analisi emerge che “gli stranieri musulmani residenti in Italia – secondo il rapporto – sono aumentati di 127mila unità rispetto al 2018 (erano 1,45 milioni), mentre i cristiani nel loro complesso sono invece diminuiti di 145mila unità (nel 2018 erano poco meno di 3 milioni) pur mantenendo ancora il ruolo di principale religione professata dagli stranieri. Per quanto riguarda la nazionalità, si stima che la maggior parte dei musulmani stranieri residenti in Italia provengano dal Marocco (440mila), Albania (226mila), Bangladesh (141mila), Pakistan (106mila) ed Egitto (111mila)”.
È possibile allora ipotizzare, sottolinea il ‘Primo rapporto sull’islamizzazione d’Europa’ di Farefuturo e Fratelli d’Italia, quale futuro attenda l’Italia, anche alla luce delle attuali tendenze dei flussi migratori: “Nel 2100 i musulmani potrebbero costituire la metà della popolazione italiana questo scenario potrebbe verificarsi per due motivi: perché le immigrate musulmane hanno un tasso di fertilità che è il doppio di quello delle italiane e perché il 78% dei richiedenti asilo e degli immigrati irregolari che arrivano in Europa sono musulmani”.
L’85% degli italiani ritiene che ”gli immigrati dovrebbero fare un corso di lingua italiana e di educazione civica prima di essere regolarizzati”, ”il 60% ritiene che il velo indossato dalla maggior parte delle donne musulmane, sia una coercizione imposta dalla famiglia e dai retaggi”, “l’80% chiede l’introduzione di uno speciale reato in Italia, per chi predica odio tra le religioni e giustifica gli atti di terrorismo e per il 56% bisognerebbe addirittura che la lingua liturgica delle prediche nelle moschee diventi l’italiano in modo che possano essere capite”. E ancora: ”Il 55% degli intervistati ritiene che la maggior parte dei musulmani qui in Italia voglia integrarsi nella società, vivendo ‘da italiano’ pur mantenendo la propria identità musulmana. Di converso, un non trascurabile 27% resta convinto che lo scopo principale dell’islamico sia, sì, vivere in Italia, ma seguendole proprie leggi separate”.
Tuttavia, se questi dati sono stati elaborati con modalità scientifica, col rischio reale che effettivamente fra qualche decennio gli abitanti italiani di religione musulmana superino quelli di religione cristiana, si potrebbe pure verificare il caso concreto che costoro, sulla scia delle scuole private cattoliche, aprano anche loro scuole private “musulmane”. Tali scuole, essendo private, possono chiamare “direttamente” docenti conformi al loro credo perché altrimenti la loro “mission”, come le scuole cattoliche, non avrebbe senso. E dunque, crediamo, che i primi a battersi per una scuola pubblica e laica, con docenti reclutati da graduatorie determinate dai punteggi e dai titoli, e quindi senza richiesta di fedi religiose, dovrebbero essere proprio le destre, queste destre.
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