‘Not in my name’: la manifestazione delle comunità islamiche contro il terrorismo e le stragi di Parigi, con cori contro l’Isis si è svolta oggi a Roma
Poi un gruppo di manifestanti sono giunti in corteo in piazza Santi Apostoli. “Non abbiate paura di noi”, grida una manifestante. “L’Isis è un cancro del corpo islamico. Quello che hanno fatto è un attacco contro la comunità intera”.
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Dal palco del sit in è stata espressa “condanna netta contro tutti i terrorismi, quelli di Parigi sono stati drammatici. Noi siamo pronti per collaborare con le istituzioni per difenderci”.
“I musulmani onesti denunciano l’abuso della nostro religione per la violenza”. Lo dice l’Imam Pallavicini, vicepresidente del Coreis, Comunità religiosa islamica italiana, tra i promotori della manifestazione.
“Il messaggio è chiaro: il terrorismo non può continuare a colpire ovunque in nome dei musulmani. Da Roma vogliamo che tutto il mondo ci ascolti”. Così il segretario del Centro islamico della Grande Moschea della capitale Abdellah Redouane sintetizza il senso di “Not in My Name”.
Mattarella, in un messaggio letto alla manifestazione , ha scritto: “Gli assassini vogliono piegarci facendoci rinunciare ai valori di solidarietà e al nostro umanesimo. Noi non ci piegheremo”.
A Milano alcune centinaia di manifestanti si sono riuniti in piazza san Babila, per partecipare al presidio ‘Not in my name’ organizzato dal Caim (Coordinamento associazioni islamiche di Milano e Monza-Brianza) ”e da altre 87 associazioni islamiche” come ha spiegato Davide Piccardo, coordinatore del Caim.
”No al terrorismo sì alle moschee – ha detto Piccardo parlando con i giornalisti – con il riconoscimento delle moschee ci sarebbe maggiore sicurezza per tutti. Non c’e’ spazio per il terrorismo e questa escalation di violenza ci preoccupa molto”. ”La islamofobia – ha aggiunto – crea tensione e invece avremmo bisogni do convivenza e dialogo”.
“Siamo soddisfatti della partecipazione, che è il miglior modo per far capire che siamo contro ogni forma di violenza. E’ fondamentale il riconoscimento dei luoghi di preghiera. Ce ne sono 700, di cui 695 informali. Come possiamo istruire i nostri giovani ai valori dell’Islam in questo modo?”.
Brahim Baya, portavoce dell’Associazione Islamica delle Alpi, ha dichiarato: “no ai seminatori di odio e no al terrorismo, noi musulmani siamo cittadini di questo Paese e dobbiamo essere rispettati. I musulmani sono le prime vittime dei criminali dell’Isis”.
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