Dura più di mezz’ora il discorso che il neo Presidente Giorgio Napolitano pronuncia davanti al Parlamento subito dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione.
Tutti i grandi problemi del Paese vengono passati in rassegna, dal tema del lavoro, alla centralità del Parlamento e delle istituzioni, dagli scenari internazionali (questione medio-orientale e guerra in Iraq) al debito pubblico.
E naturalmente non manca un accenno significativo alla scuola, ai giovani e agli insegnanti.
L’Italia, sottolinea il neo Presidente, deve contare “sulle risorse che possono essere attribuite ai giovani, uomini e donne in formazione, da un sistema di istruzione che fino al più alto livello offra a tutti uguali opportunità di sviluppo della persona, e premi il merito e la dedizione allo studio e al lavoro”.
E poi, dopo aver reso omaggio alle diverse istituzioni del Paese (la pubblica amministrazione, le forze armate, la Corte Costituzionale, il CSM) il neo Presidente non dimentica “un segno di particolare attenzione al mondo della scuola e dell’Università e a quanti sono chiamati a tenerne alta la funzione educativa”.
Ai consensi delle forze politiche della maggioranza di Governo (ma anche di Casini dell’Udc e di Gianfranco Fini di An) si aggiungono “apprezzamento e gratitudine” espressi da Francesco Scrima, segretario nazionale di Cisl Scuola.
Dalle parole di Giorgio Napolitano emerge, secondo Scrima, un chiaro “riconoscimento del ruolo delicatissimo e insostituibile del personale”.
E ora, conclude Scrima, non resta che auspicare “che le forze politiche e parlamentari sappiano cogliere le conseguenze di queste sue parole garantendo alla scuola e al suo personale le necessarie attenzioni e azioni per poter assolvere questo mandato”.