Nel discorso per l’inaugurazione dell’anno scolastico, il Presidente della Repubblica parla della pace e del lavoro, della fatica dello studio e degli stranieri come risorsa, ma si rivolge anche direttamente agli insegnanti per ricordare che il loro “è un lavoro delicato e difficile, che deve esser maggiormente riconosciuto e valorizzato”.
E poi (sembra quasi un richiamo al Governo che proprio in questi giorni sta scrivendo la nuova legge finanziaria) Giorgio Napolitano sottolinea che “investire nella scuola è una priorità per una paese democratico e moderno, impegnato in Europa e aperto al mondo”.
“L’Europa – afferma il Presidente – ci chiede di accrescere l’efficienza dei sistemi scolastici, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze e di elevare la competitività della nostra economia”.
Ma non dimentica che la scuola, da sola, non può risolvere tutti i problemi: “Non basta la scuola per contrastare le disuguaglianze di origine familiare e territoriale, ma la scuola è il primo luogo dove le si possono combattere. Voi insegnanti siete in prima linea in questa battaglia”.
“Lo studio – ricorda il Presidente rivolgendosi agli studenti – è fondamentale per il vostro futuro, ma lo è soprattutto per quelli tra voi con i quali la sorte è stata più avara: se non avete avuto la fortuna di nascere in una famiglia particolarmente ricca di mezzi o di cultura, la scuola può darvi una buona mano a recuperare”.
Affermare che “la scuola è palestra di vita” non è retorica, sottolinea Napolitano e aggiunge: “La scuola è un luogo dove si impara anche a convivere, a discutere, magari perfino a litigare ma (si spera) senza farsi male”.
Dopo il Presidente, interviene anche il Ministro Fioroni che apre il suo discorso ricordando che “scuola e famiglia sono un binomio inscindibile nel progetto educativo”.
Ma il richiamo più forte è alla scuola come luogo di crescita per una “nuova cittadinanza”.
“E’ nella scuola – afferma Fioroni – che i giovani immigrati e le loro famiglie impareranno a comprendere e a rispettare i valori e le regole del nostro paese per una completa integrazione sociale e professionale basata sulle capacità e non sulle provenienze. Così noi tutti avremo modo di sperimentare nuovi modelli di convivenza e di responsabilità reciproca”.
La conclusione è affidata ad una “battuta”: “Lavoriamo insieme per il futuro, perché ‘nessuno cresce se non è sognato’: e la scuola vuole fare con voi questo sogno”.
Fine dei discorsi ufficiali, inizia la festa, con musiche e balli. Ma domani in tutti in classe per “diventare amici di Pitagora, Dante e Manzoni”, come dice il Ministro.