Per uscire dalla crisi non ci ci deve chiudere nei conservatorismi, non ci si chiuda nei vecchi recinti nazionali e sbraitare contro l’Europa. A dirlo è stato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel corso della cerimonia di apertura dell’anno scolastico, tenuta al Quirinale nel pomeriggio del 22 settembre.
Il presidente, visibilmente commosso e accolto da calorosi applausi prima, durante e dopo il suo discorso, ha ricordato anche il centenario dalla prima guerra mondiale, con le sue “sofferenze inaudite” che costò alo polo italiano.
Napolitano si è rivolto poi agli insegnanti: “crediamo in voi – ha detto – nel vostro apporto, nel vostro spirito di sacrificio. E confidiamo nelle chiarificazione è concretizzazione degli impegni annunciati dal governo per il superamento di situazioni ormai insostenibili, che le politiche del passato non hanno mai risolto”.
Citando un passaggio del discorso di poco prima del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, il Capo dello Stato ha auspicato che alla consultazione su “La buona scuola” “partecipi il più gran numero di voci rappresentative del mondo della scuola e dell’intera società italiana”, il presidente della Repubblica – accolto, come sempre, con grande calore dal pubblico presente – ha sottolineato che “non c’è nulla di più gratificante e importante del dedicarsi a rendere migliore la nostra scuola”.
Al termine della cerimonia, il Cortile del Quirinale è di nuovo diventato teatro dell’affetto per il presidente da parte dei 3mila alunni partecipanti: tanti di loro lo hanno accerchiato, “costringendo” Napolitano a procedere lentamente e con una certa commozione verso le stanze. Forse perchè questo suo nono anno ad aprire la scuola potrebbe davvero essere stato l’ultimo.
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