Proprio ieri si è parlato ancora della morte di Cloe Bianco, la docente transgender che si è tolta la vita anni dopo aver ricevuto un provvedimento disciplinare dalla scuola in cui insegnava ed essere stata discriminata nell’ambiente scolastico. La Procura di Belluno ha deciso di archiviare il fascicolo pochi mesi dopo il suicidio, spiegando che nessuno può essere incolpato della morte e che non si può parlare di istigazione al suicidio.
Proprio ieri, come riporta La Repubblica, a Bologna è stata istituita la prima Rete di insegnanti ed educatori Lgbtq, che verrà presentata oggi, 15 dicembre, con un evento on line organizzato dal Centro risorse Lgbti insieme al circolo Arcigay “Il Cassero”.
La Rete, spiegano le associazioni, è intitolata a Maria Silvia Spolato, insegnante lesbica che fu licenziata dopo aver fatto coming out. L’occasione è il primo output prodotto dalla Rete: la sezione ‘Cattedre arcobaleno’, dedicata alle professionalità educanti all’interno del sito traccearcobaleno.it, nato nel 2020 grazie al progetto ‘La nostra scuola è differente’ in partnership con Scuola e formazione Cassero.
Nel sito sarà presente anche la nuova sezione Sussidiari arcobaleno, cioè uno spazio “che si apre sul tema del cyberbullismo di matrice omobilesbotransfobica e racconta quali azioni educative di prevenzione è possibile mettere in campo nelle scuole”. Per quanto riguarda le cattedre Arcobaleno, invece, si tratta di uno “spazio di raccolta di storie e testimonianze per dare visibilità alle esperienze e per suggerire, attraverso lo storytelling, soluzioni a situazioni complesse”.
Secondo Valeria Roberti del centro risorse Lgbti “in quest’ambito delicato anche le storie più positive portano sempre con sé risvolti difficili. La figura del docente o della docente Lgbtqi+ è sempre stata una figura mitologica. Nel corso del tempo ci sono state persone che sono venute da noi e ci hanno detto di esserlo, ma non c’era mai stata una presa di parola. Ci siamo resi conto della grande necessità di confrontarsi, conoscersi, anche solo di sfogarsi, e quindi come centro risorse ci siamo lanciate nell’avventura di supportare la nascita e la vita di questa rete”.
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con la regione Emilia-Romagna. Ancora prima della presentazione il partito al Governo, Fratelli d’Italia, è insorto. Marta Evangelisti, capogruppo di FdI, ha condannato l’iniziativa: “L’orientamento sessuale dei docenti non dovrebbe certo entrare nelle classi in cui insegnano. Qualunque esso sia resta materia che afferisce alla sfera privata e non pubblica”, ha detto.
“Non si capisce per quale ragione la regione Emilia-Romagna, che non riesce a trovare i fondi per migliorare il suo sistema sanitario, riesca invece a trovarli per sostenere la cosiddetta Rete degli insegnanti Lgbtqi+. Non si tratta di discriminare l’orientamento sessuale degli insegnanti, come del resto non discriminiamo l’orientamento sessuale di nessuno. Si tratta molto semplicemente di mantenere la sfera sessuale di ciascuno nei luoghi che le competono e che non sono certo un’aula scolastica”, ha concluso. Insomma, per la capogruppo la Regione Emilia-Romagna dovrebbe usare le proprie risorse economiche puntando su altre priorità.
Su questi argomenti il corso Disforia di genere: non riconoscersi nel proprio corpo, a cura di Anna Maria Di Falco, in programma dal 16 gennaio.
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