Big della tecnologia come Facebook, Wikipedia e Mozilla, ma anche atenei e organizzazioni no profit di tutto il mondo uniscono le forze e lanciano un consorzio contro le ‘fake news’: è la News Integrity Initiative, finanziata con 14 milioni di dollari.
Sarà gestita come progetto indipendente dalla Scuola di giornalismo della City University of New York e promuoverà ricerca, iniziative ed eventi per sensibilizzare e formare l’opinione pubblica su una informazione online di qualità. Facebook è tra i soci fondatori del consorzio, insieme a Mozilla, AppNexus, Betaworks e diverse fondazioni Usa.
Tra i partner ci sono anche il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, l’Unesco, lo European Journalism Center e atenei e scuole di giornalismo di Francia, Germania, Danimarca.
Esploso in particolare durante la campagna elettorale per le presidenziali americane, il fenomeno delle bufale online ha investito soprattutto colossi come Facebook e Google, accusati da alcuni analisti di agevolare la diffusione in rete di notizie false e fuorvianti.
Negli ultimi mesi queste compagnie hanno intensificato sforzi e iniziative per affrontare il problema: Big G fa parte di ‘First Draft News’ in collaborazione con un gruppo di media, mentre il social di Zuckerberg ha messo a punto una sorta di filtro contro le bufale online per ora in fase di test negli Stati Uniti e in Germania.
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E nel dibattito si è inserita pure la ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli che, a margine del convegno ‘Nutrire insieme il futuro’ a Bologna, a proposito della giornata internazionale del ‘fact-checking’, la verifica delle notizie per scongiurare le ‘bufale’, ha detto: “Lottare contro la disinformazione è decisivo anche nella scuola”..
“Siamo particolarmente impegnati su questa campagna – ha spiegato – facendo un lavoro molto importante per rendere consapevoli i ragazzi di che cosa significhi utilizzare uno strumento decisivo come internet, aiutandoli a capire che devono sempre andare in fondo alle notizie e non fermarsi alla superficie. Le ‘fake news’ purtroppo sono un elemento non solo dispersivo di una corretta informazione, e quindi di formazione, ma l’uso distorto di una notizia parte dalle parole per poi diventare violenza”. Il ministro Fedeli ha concluso dicendo che “dobbiamo dare ai nostri ragazzi gli strumenti per sapere che quello che si mette in rete può essere un danno, sia in termini di conoscenza sia in termini di violenza”.