Home Attualità Nasce il primo Hub dell’industria 4.0, ma gli studenti sono scettici

Nasce il primo Hub dell’industria 4.0, ma gli studenti sono scettici

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“La parola chiave è investire” nelle innovazioni e nelle tecnologie.

Così ha esordito il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino, sede scelta non a caso, essendo il Piemonte una delle regioni europee con maggiore capacità di brevettazione in nuovi ambiti tecnologi, per far nascere il primo centro di competenza previsti nel piano nazionale del Governo “industria 4.0”.

“Sarà un punto di snodo fondamentale fra ricerca e industria e l’Università deve porsi sulla frontiera della ricerca e questo è possibile solo grazie ad un approccio interdisciplinare” ha detto il rettore Marco Gilli durante il suo intervento.

L’ambito industriale sarà l’automotive ad ampio spettro, dai materiali alle macchine, ai laser e metodi di progettazione. In tempi brevi il Competence Center sarà esteso a rete a livello regionale ed europeo. Ponendo l’attenzione anche su settori correlati come l’aeronautico, il ferroviario, il biomedicale, l’agricoltura e l’alimentare».

Il rettore Gilli ha voluto ribadire l’importanza del piano di sviluppo previsto dal governo: “il piano predisposto dal Governo su Industria 4.0 rappresenta un apprezzabile esempio di politica industriale, di cui dopo tanti anni si sentiva veramente il bisogno”.

Importanza confermata dallo stesso ministro che ha affermato come “il piano di investimenti del governo per le innovazioni delle aziende e per la ricerca è una strada per uscire dalla crisi”.

 

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Ripercorrendo le linee guida e priorità di Industria 4.0: “Il nostro è un piano molto potente che prevede 20 miliardi di incentivi fiscali automatici solo per chi investe, in particolare sull’industria 4.0 e sulle competenze. L’Italia, ricorda il ministro, “farà anche nel 2017 un record di export perché c’è una fetta di imprese che corre, la sfida è far crescere in innovazione quel 60% che è indietro”.

“Il digital e le nuove politiche industriali che ad esso si ispirano” ha invece sottolineato Dario Gallina, a capo dell’Unione industriale di Torino “è oggi il più potente strumento di cui disponiamo per contrastare il processo di declino dei territori di antica industrializzazione come il nostro”.

Si è parlato ovviamente anche delle difficoltà e dei problemi: la carenza di investimenti nell’università da parte del Ministero, l’assenza degli spazi necessari motivo per cui il Politecnico deve mandare via gli studenti, l’assenza di una formazione “intermedia” che secondo il rettore è colpa degli Its, gli istituti tecnici superiori, i quali “non sembrano in grado di formare le numerose figure professionali intermedie che il sistema socio-economico richiederà nei prossimi anni”.

Polemica portata avanti anche dal rappresentante degli studenti, Marco Rondina, che ha usato l’arma dell’ironia per attaccare “la miope politica di tutti i governi degli ultimi anni” in tema di università: calo dei fondi, precariato diventato ormai strutturale e calo generale delle immatricolazioni.

“Nonostante i suoi risultati in controtendenza, il Politecnico fa parte di questo sistema in affanno, serve una nuova primavera”, ha concluso Rondina.