Dal 1° settembre 2000 i capi d’istituto entrano a pieno titolo nell’area della dirigenza statale. Vanno in soffitta definitivamente gli appellativi di preside e di direttore didattico per lasciare il posto alla nuova qualifica di dirigente scolastico. Non si tratta, evidentemente, di un semplice mutamento semantico. La stipula dell’accordo costituisce infatti il presupposto indispensabile per dare il via libera alla cosiddetta contrattazione separata.
Le trattative avranno luogo facendo riferimento ad un nuovo contesto: quello della dirigenza scolastica che, pur rimanendo formalmente inserito nel comparto scuola, sarà autonomo, di fatto e di diritto, per quanto riguarda lo stato giuridico del personale.
Una condizione che prelude ad aumenti retributivi che, stando alle rivendicazioni delle organizzazioni sindacali, potrebbero sfiorare i 25 milioni lordi all’anno.
Allo stipendio più pingue faranno, però, riscontro una serie di responsabilità non presenti nel precedente rapporto di lavoro. Tra queste, l’assoggettamento alla disciplina del Dlgs 29/93, che prevede, tra l’altro, la possibilità di revocare l’incarico dirigenziale e, nei casi più gravi, addirittura di ricorrere al licenziamento, qualora non venissero raggiunti gli obiettivi prefissati o si verifichino scompensi nella gestione del personale.
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