Pubblicato per la prima volta nel 2008 e diventato rapidamente un bestseller e libro di culto nel suo genere, ‘La pedagogia della lumaca’ è un saggio scritto da Gianfranco Zavalloni, insegnante e dirigente scolastico cesenate, prematuramente scomparso nel 2012.
“Sapremo ritrovare tempi naturali? Sapremo attendere una lettera? Sapremo piantare una ghianda o una castagna sapendo che saranno i nostri pronipoti a vederne la maestosità secolare? Sapremo aspettare?” Sono queste alcune delle domande che Zavalloni si poneva e che stanno a fondamento della sua pedagogia della lumaca, che – come spiega lo psicologo Leonardo Povia sul suo blog “didatticapersuasiva.com” – indica delle strategie didattiche di ‘rallentamento’ utili per far vivere a ogni bambino la scuola come un luogo in cui si cresce in modo naturale e tranquillo.
Come diceva Zavalloni, infatti, la scuola è un concentrato di esperienze, una grande avventura che può essere vissuta come se fosse un viaggio, un libro da scrivere insieme, uno spettacolo teatrale, un orto da coltivare, un sogno da colorare.
L’idea di fondo è che a scuola si deve promuovere la ricerca, confrontarsi con le opinioni degli altri, sviluppare un reale pensiero critico. Si tratta di un lavoro lento – aggiunge Povia – artigianale, ma con un valore intrinseco determinato proprio dalla costruzione attiva del sapere.
Benché scomparso da oltre dieci anni, Zavalloni e i suoi principi pedagogici sono ben vivi, soprattutto nella sua Regione, l’Emilia Romagna: come riporta l’edizione di Bologna del quotidiano La Repubblica, il piccolo comune di Roncofreddo, in provincia di Forlì-Cesena, si è appena dotato di un assessorato alla Lentezza, il cui titolare avrà deleghe alla Scuola, alla Partecipazione per amministrazione condivisa e alla sostenibilità.
Come spiegato dalla sindaca – che ha apertamente dichiarato di muoversi nel solco scavato da Gianfranco Zavalloni con la sua pedagogia della lumaca – in un mondo che guarda alla velocità come inesorabile destino, il nostro obiettivo vuole essere quello di ascoltare in profondità i territori di Roncofreddo e valorizzarne il potenziale attraverso la concezione di Roncofreddo come hub della lentezza. Un luogo (più luoghi) nel quale le persone sapranno di poter gustare il valore della lentezza che inevitabilmente dona benessere.
E lo si farà attraverso gli strumenti della partecipazione, cultura e rigenerazione urbana intesa come riqualificazione delle aree pubbliche. Dall’estetica per giungere all’etica della lentezza.
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