Anche per l’anno 2017 si rinnova a Padova e altrove, nella parte del mondo di religione cattolica, la festa del Santo Natale con tutta una serie di manifestazioni tra l’apparente “tradizionale” presepe e l’innovativo albero luccicante di luci e regali natalizi. Per una combinazione di fede e arte sacra che fa unico il Natale, il presepe, ideato da San Francesco nel XIII secolo, si è diffuso in tutto l’ambiente Cristiano europeo e dell’America Latina nonché Nord America e in parte dei continenti dell’Asia e dell’Oceania. Il presepio è tanto più presente e diffuso quanto minore è stata l’evoluzione dell’economia? A Padova, città dalla forte connotazione cattolica (al Referendum tra Monarchia e Repubblica i padovani votarono per il Re dei nobili piemontesi, Savoia) il presepe si fa spettacolare alla Basilica di Sant’Antonio, ma anche in alcune parti del popolato territorio provinciale, noto è anche quello artistico della chiesa di Camin.
Fino al boom economico italiano e del Veneto in modo ancora più sorprendente con la diffusione del capitalismo familiare e dei capannoni manifatturieri, 1953-73, anche nell’immediata periferia di Padova, racconta Giancarlo Scanferla, il presepio si preparava con l’ex casetta del maiale, che veniva cucinato per le feste natalizie con parenti e vicini di casa. Padova, sede di un’antica e prestigiosa Università, dà più spazio all’albero natalizio ad iniziare con quello davanti il Municipio e l’ingresso del Bò o Università (con l’auletta e cattedra in legno di Galileo Galilei, che qua insegnò dal 1582 al 1610).
Il termine presepe o presepio deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini. Un’altra ipotesi fa nascere il termine da praesepire cioè recingere. In provincia di Padova i Mercatini di Natale sono diffusi ed imitano, in parte quelli più reclamati del territorio di Bolzano e del più vicino Trentino pubblicizzati come ”Gioielli d’Italia”. La tradizione del presepe, che a Padova, si chiama più diffusamente presepio, sta cedendo man mano il posto all’albero luccicante esterno oppure a quello addobbato ed arricchito di doni per la notte di Natale, vera gioia dei bambini, che fanno le prove generali per i regali della Befana del nuovo anno. Per chi s’intende di Storia sa che la festa dell’inverno, con i grandi falò del legno che ardeva per giorni, precedette il Natale dei Cristiani. Tali ricorrenze sono testimoniate ad esempio in piccoli comuni alpini e appenninici italiani come a Letino nell’alta valle del mitico fiume Lete, da cui la nota acqua minerale omonima. Con l’albero che ritorna al centro della scena natalizia sembra quasi un ritorno al più antico dell’evoluzione culturale della specie Homo sapiens: a Padova c’è un ponte all’uscita del casello autostradale di Padova Est dedicato a C. Darwin con disegnato sui fianchi l’evoluzioni dall’Homo erectus al sapiens. Dunque il presepio patavino non è la tradizione, ma l’innovazione dell’evoluzione culturale della nostra specie anche se per molti è l’albero che luccica che rappresenta l’innovazione, mentre esso si rifà più ai Longobardi ed altri popoli precedenti l’Imperatore Costantino, che decretò il cattolicesimo come religione sul vasto territorio imperiale.
Gli Ortodossi come i romeni (romanizzati dall’Imperatore Traiano nel 106 d. C.) usano molto ancora l’albero di Natale e la loro colinda principale si chiama ”Albero bello” (Brad frumos), mentre in Europa occidentale, ecc. la canzone principale è ”Tu scendi dalle stelle, o re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e gelo ”. Dunque il Cristianesimo, rivoluzionario, ha sostituito all’albero, che bruciava nella festa del freddo inverno, la festa della natività, cantando “Tu scendi dalle stelle o Re del Cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo. …O Bambino mio divino…”. Anni fa, insegnando al Colegiul Tehnic ”Transilvania” di Deva, in Romania, insegnai a cantare agli studenti la nostra colinda “Tu scendi dalle stelle…”, facendogli notare le similitudini e le differenze culturali con la loro colinda nazionale ”Abete bello”. La tradizione pittorica di raffigurare la Natività fu seguita poi dalla rappresentazione tridimensionale, allestita in occasione delle festività natalizie, ossia a ciò che comunemente si intende oggi con il termine “presepe”. Questa usanza, all’inizio prevalentemente italiana, ebbe origine all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione della Natività, dopo aver ottenuto l’autorizzazione da Papa Onorio III. Francesco era tornato da poco (nel 1220) dalla Palestina e, colpito dalla visita a Betlemme, intendeva rievocare la scena della Natività in un luogo, Greccio, che trovava tanto simile alla città palestinese.
La nostra religione, pur essendo meno antica dell’induismo, ha convinto più persone per il messaggio culturale e, attualmente, ha circa 1,5 miliardi di fedeli, sia pure non molti praticanti, 1 su 3 in Italia, qualche cifra in più in Veneto e a Padova, dove l’ex Vescovo lamentava che il 30% dei fedeli pratica la chiromanzia. L’Induismo è la religione dalle origini più antiche, che più che una singola religione in senso stretto, si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali, metafisiche, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione.
Cosa unica della sola religione Cattolica è il Papa Re, che ha, in Vaticano, gli ambasciatori dei circa 200 Stati del pianeta Terra, dove vivono oltre 7 miliardi di persone, che, in gran parte, soffrono della secolarizzazione religiosa o indifferenza al religioso che è in noi. Anche in Italia il fenomeno culturale della secolarizzazione è diffuso, ma meno della Russia, Cina, Nord Europa, ecc.. La più antica raffigurazione della Vergine con Gesù Bambino è raffigurata nelle Catacombe di Priscilla sulla via Salaria a Roma, dipinta da un ignoto artista del III secolo. Il Natale rappresenta la nascita dell’Uomo, che il Dio ha glorificato incarnandovisi mediante il mito delle grandi Storie dell’origine dei più grandi e duraturi Imperi del passato come Roma caput mundi (Romolo e Remo erano figli di una donna e di un Dio).
Giuseppe Pace
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