A tre settimane dall’inizio dell’anno scolastico le incertezze, soprattutto per quanto riguarda il primo ciclo di istruzione, sono ancora molte.
E’ vero che il 17 luglio Aran e Sindacati hanno sottoscritto un accordo con il quale vengono disapplicate le norme sul tutor, ma l’accordo non è ancora stato approvato dal Consiglio dei Ministri: si pensava che il 4 agosto, in occasione dell’ultima riunione, il Ministro della Funzione Pubblica chiedesse formalmente il via libera del Governo e invece bisognerà aspettare la fine del mese quando riprenderà l’attività politica. Ma poi il provvedimento dovrà andare alla Corte dei Conti e solo allora Aran e Sindacati si ritroveranno per la firma definitiva.
I tempi, insomma, si allungano.
Così come non saranno brevi i tempi per la revisione delle Indicazioni Nazionali (anche Rifondazione Comunista, che finora ha sempre sostenuto la necessità di fare piazza pulita del decreto 59 con tutti gli annessi e connessi, incomincia ora a sostenere che la riscrittura di Programmi e Indicazioni non può essere immediata) anche perché la “commissione” istituita dal ministro Fioroni con il metodo del sorteggio sta faticando a lavorare (secondo le ultime notizie più della metà dei docenti e dei direttori didattici segnalati dal sistema informatico del Ministero ha rinunciato all’incarico).
Intanto Cgil, Cisl e Uil, che nei giorni scorsi erano stati ricevuti dal Ministro proprio per discutere dell’avvio dell’anno scolastico, hanno ottenuto che per la fine del mese venga emanata una circolare che dovrebbe “fare il punto” della situazione indicando alle scuole cosa resta in vigore del decreto 59, cosa non è più obbligatorio e cosa viene invece lasciato alla autonomia delle istituzioni scolastiche.
Le questioni più delicate dovrebbero essere quelle del portfolio e dei test Invalsi, dando per scontato che non si intravvedono per ora spazi per il ripristino dei precedenti Programmi od Orientamenti (del ’79 per le medie inferiori, dell’85 per la primaria e del ’95 per la scuola dell’infanzia), come invece ha sempre chiesto il variegato movimento anti-riforma.
Sul portfolio potrebbe prospettarsi una soluzione del tipo “si tratta di un documento previsto dalle Indicazioni, ma le scuole sono libere di realizzarlo secondo un proprio progetto”.
Difficili le previsioni sui test Invalsi: per abolirli ci vorrebbe almeno una direttiva che modifichi quella in corso, ma fino ad ora nulla si è mosso in tal senso; per quanto se ne sa, al contrario, la procedura per l’affidamento dell’incarico di produrre i materiali, distribuirli alle scuole e rielaborarli non si è fermata e quindi tutto fa pensare che a novembre le prove si faranno (ma, forse, in modo non obbligatorio).
Insomma, dubbi e incertezze continuano a permanere, e tre settimane di tempo per far sì che la nebbia si diradi sembrano davvero poche.