Quanti dirigenti scolastici hanno definito un protocollo di accoglienza e di integrazione degli alunni stranieri nelle proprie scuole? E quanti hanno recepito e hanno spiegato in collegio dei docenti le indicazioni presenti nella Nota operativa M.I. del 14/4/2022 n. 781 sull’accoglienza scolastica per gli studenti ucraini?
Il problema non investe solo la scuola primaria e secondaria di primo grado ma anche i cfp regionali, gli istituiti professionali, tecnici e i licei. Siamo in piena emergenza pedagogica, comunicativa, educativa e formativa.
Qui non di tratta di essere un bravo prof perché riesce a creare un’empatia con la classe ma siamo proprio al primo stadio embrionale comunicativo e di relazione tra esseri umani che vivono nello stesso posto ma parlano lingue diverse.
Prima che lo studente riesca a capire e a studiare gli argomenti trattati passano diversi mesi e nel frattempo in classe si creano situazioni molto critiche.
Non bastano i corsi di alfabetizzazione di lingua italiana, servirebbe un mediatore culturale per classe insieme ad uno psicologo. Invece si lascia tutta la responsabilità sull’insegnante che deve inventarsi griglie di valutazione e programmi personalizzati. Questo modo assurdo e allo sbando di fare scuola non può continuare. Lo viviamo quotidianamente, appena ci alziamo la mattina, entriamo in classe ci dobbiamo trasformare in educatori, formatori, accompagnatori (a volte anche in bagno), insegnanti di sostegno (perché ci sono pochi colleghi), tutors, psicologi, mediatori culturali e non può continuare così. È veramente assurdo!
A noi viene chiesto l’impossibile e trasformarlo in garantito solo compilando un Pdp; questa favola del prof tuttologo deve finire. Non si può entrare in classe e a volte inventarsi la lezione. Vi è capitato di avere classi con più della metà di alunni stranieri di cui moltissimi non conoscono l’italiano? A me si!
È molto stressante e difficoltoso. Torno a casa e il pomeriggio devo riposare almeno un’ora perché sono stanco mentalmente. Più che il Ponte sullo Stretto bisognerebbe creare un ponte educativo che permetta a tutti gli alunni stranieri, appena arrivati in Italia, di apprendere il nostro sistema culturale perché diventerà il loro.
Abbiamo l’obbligo costituzionale di preparare al meglio i nostri studenti. Loro saranno i cittadini del futuro, del mondo e senza ledere la libertà degli altri individui, dovranno essere totalmente liberi di organizzare direttamente la propria vita, secondo i loro desideri e senza il condizionamento di vincoli morali, religiosi o sociali che ancora oggi purtroppo in Italia ci sono. Come faremo a garantire conoscenze, competenze e abilità ai nostri studenti con tutte le problematiche che ci sono in ogni classe? Sinceramente? Negli ultimi anni ci sto pensando spesso e non so darmi una risposta.
Paolo Latella
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