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Negato diritto al pasto a insegnanti e collaboratori scolastici: dove sono i nostri dirigenti?

Da qualche settimana in alcuni Istituti comprensivi della provincia di Mantova e città è stato negato il diritto al pasto agli insegnati e ai collaboratori scolastici, in quanto i comuni hanno dichiarato dover ridurre i pasti ai docenti e agli ata per risparmiare e fare “cassa”.

I dirigenti scolastici si sono limitati a comunicarci questa decisione senza sopperire in alcun modo alla copertura economica con fondi scolastici derivati dal Miur al fine di garantire il diritto al pranzo ad ogni dipendente in servizio.

Nella scuola dell’infanzia ad esempio quotidianamente si assistono e si seguono alunni molto piccoli durante l’intero momento della refezione, in quanto è necessaria la compresenza di entrambi i docenti e quindi l’ orario lavorativo coincide con quello del pranzo.

Ora, in questo ordine di scuola pranza solo un docente, ovvero chi termina il servizio alle 16, diversamente il collega che termina alle 12.30 non ha più il pasto nonostante ci sia la compresenza e quindi svolga assistenza ai piccoli durante tutto tempo del pranzo; contemporaneamente ai collaboratori scolastici è stato negato il pranzo, nonostante siano presenti durante l’intera giornata scolastica.

Qui viene violato l’ Art. 21  del CCNL comparto scuola (art. 1 e 2) che prevede il diritto al servizio di mensa gratuito per tutto il personale scolastico in servizio durante la mensa.

Questa è la considerazione delle Amministrazioni locali rispetto alla nostra professione con un’elevata funzione pedagogica e sociale che supporta l’educazione dei figli di ogni comunità, oltre a dimostrare di non conoscere il valore conviviale, pedagogico e didattico del primo approccio al cibo.

E’ una scelta politica che comunica indifferenza verso la scuola pubblica e la nostra professione (con stipendi da fame rispetto al costo sempre più alto della vita e alla mole di lavoro e adempimenti da svolgere),  vista come un servizio di baby sitting sottostimato al punto tale da negare un diritto da contratto nazionale.

Ora mi chiedo, non sono i nostri Presidi i primi responsabili che dovrebbero ricorrere a soluzioni immediate, al fine di far rispettare il contratto statale dei propri dipendenti, anziché lasciarli in balia delle scelte infauste e illegittime dei comuni?

Dove sono i nostri dirigenti?

Lettera Firmata

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