La presenza nella prigione di un ospedale garantisce ai due prof turchi in sciopero della fame le cure necessarie.
E con questa motivazione la Corte costituzionale turca ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Nuriye Gulmen e Semih Ozakca, i due docenti epurati e arrestati dopo il fallito golpe, che con il loro sciopero della fame, giunto al 112° giorno, sono diventati il simbolo della protesta contro le purghe di Recep Tayyip Erdogan.
Secondo i giudici della Turchia dunque il fatto che nel penitenziario ci sia un ospedale è garanzia sufficiente per riceve le cure necessarie a non far precipitare le loro condizioni di salute. Le agenzie riportando questa ennesima notizia, che in qualche modo riguarda pure la democrazia in un Paese che chiede di entrare a far parte della Ue, ricordano pure che i due professori furono cacciati rispettivamente dall’università Selcuk e da una scuola elementare.
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Gulmen e Ozakca sono stati arrestati a maggio con l’accusa di legami con il gruppo di estrema sinistra Dhkp-c, classificato da Ankara come “terrorista”.
A sostegno dei due docenti sono giunti appelli da tutto il mondo da intellettuali, artisti, politici e attivisti. Dal fallito putsch della scorsa estate, oltre 50 mila persone sono state arrestate e 150 mila licenziate o sospese in Turchia.
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