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Negli istituti professionali non si fa niente? Il video di una scuola lo smentisce: “Puoi studiare, ma se non metti in pratica?”

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April 11, 2025

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Negli istituti professionali non si fa niente e si studia pochissimo: questo stereotipo è davvero comune. Una scuola superiore di Catania ha provato a combatterlo con un video, che è diventato virale, ottenendo il plauso di molti, tra cui la scrittrice Stefania Auci e il docente tiktoker Sandro Marenco.

Le immagini divertenti

Come riporta Skuola.net, gli alunni hanno mostrato, sotto molti punti di vista, la loro scuola e tutto ciò che hanno a disposizione per studiare e formarsi. “Gli studenti degli istituti professionali non si limitano a studiare teorie, ma acquisiscono competenze pratiche che li preparano a entrare nel mondo del lavoro. Se ancora pensi che qui non si faccia nulla, forse è il caso di dare un’occhiata più da vicino”, queste le parole dei ragazzi nel filmato.

“Puoi studiare quanto vuoi, ma se non metti in pratica le conoscenze? Perché tutti pensano che in un istituto tecnico professionale non si faccia nulla? Non sanno che qui andiamo sul pratico, si lavora e si impara con la pratica. Sarà un nostro difetto ma ci sappiamo divertire. Il motore di un camion non lo trovi sui libri”, queste altre frasi pronunciate dai ragazzi nel video.

Insomma, le immagini dimostrano che anche negli istituti professionali si impara moltissimo ed è possibile formarsi a 360 gradi.

Liceo classico da abolire?

C’è chi addirittura crede che sono i licei, soprattutto il classico, a non servire a nulla. Il liceo classico va abolito: sono molti coloro che lo sostengono, primi fra tutti gli imprenditori. Uno di loro, Alberto Forchielli, ai microfoni di Vanity Fair, ha argomentato il suo pensiero. Forchielli ha fondato l’associazione Drin Drin, che presto diventerà partito.

Ecco come ha esordito: “Trent’anni anni di non crescita della produttività è un de profundis. Non c’è Paese al mondo che abbia avuto una stasi della produttività di 30 anni, secondo me neanche la Somalia o il Sudan, è una cosa orribile, pazzesca. Manca l’innovazione, facciamo le stesse cose che facevamo 30 anni fa: piastrelle, divani, cucine componibili. Certo. La nostra industria non si è evoluta in nessun senso. Le varie Microsoft, Google, Nvidia, sono tutte cresciute in un ambito universitario, e significa che la scuola e l’università sono importantissime. E questo vuol dire che il capitale di rischio che deve sostenere l’innovazione è importantissimo, come la scuola. In Italia non c’è né l’uno né l’altro”.

L’imprenditore ha poi commentato le nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo annunciate da Valditara, che prevedono il ritorno al latino alle medie, facoltativo: “È una cosa folle. Nel senso: con tutto il rispetto per il latino, noi in tempi non sospetti abbiamo invocato l’eliminazione del liceo classico. Naturalmente è venuto giù il mondo, ma era una provocazione estrema per sollevare il problema: gli imprenditori qui della cintura bolognese sono tutta gente che ha fatto ingegneria o sono periti tecnici. Non c’è nessun imprenditore che abbia fatto il classico. Se fai il classico diventi medico o avvocato, ma noi abbiamo bisogno di imprenditori che generino innovazione. L’amore dell’Italia per il classico è un disastro per l’innovazione”.

“Se io dico che uno deve studiare per elevarsi socialmente, economicamente, è bene che studi ingegneria, 9 persone su 10 mi dicono: ‘Ma non è vero, il ragazzo deve studiare quello che gli piace’. È una cosa terribile, capito? Io invece credo che uno debba studiare quello che serve e quello che piace lo fa nel tempo libero”, ha aggiunto, lapidario.

Flavio Briatore: “Ho criticato la prof di mio figlio perché voleva far studiare Pirandello”

A pensarla in modo simile è sicuramente un altro imprenditore, Flavio Briatore. Ecco le sue parole di anni fa: “Mio figlio fa la scuola internazionale a Montecarlo, principalmente in lingua inglese, poi in francese e dopo in italiano. Quest’anno è arrivata una professoressa d’italiano che faceva studiare, nella classe di mio figlio, Pirandello. io l’ho chiamata e le ho detto: ‘Guardi che questi ragazzi qui sono italiani ma l’italiano è la terza lingua’. Adesso sembra che l’abbia capito”, ha detto. Queste parole hanno scatenato molte polemiche: sembra quasi che Briatore disdegni la preparazione umanistica e letteraria. “Si tratta di una variante elegante del noto: con la cultura non si mangia”, ha commentato a Il Corriere della Sera Paolo Di Stefano.

Ecco gli elementi della scuola del futuro secondo Briatore: “Il Governo deve investire sulla scuola. La scuola deve prepararli per il futuro, iniziando dalle lingue, e su quello in Italia siamo molto scarsi. Poi passando dalle nuove tecnologie. La scuola deve prima preparare i professori per questo. Bisogna partire dalla scuola, e prima della scuola partire dagli insegnanti”.