Secondo la ministra Giannini cinque anni di istruzione superiore sarebbero troppi e fra l’altro si risparmierebbero tra i 2 e i 3 miliardi di euro anche se c’è il rischio di annientare circa 40 mila cattedre.
E se da noi questo dibattito prende sempre più piede in Usa, Obama ha appena varato un piano d’istruzione di 100 milioni di dollari (circa 730 milioni di euro) per finanziare un progetto diametralmente opposto rispetto a quello ipotizzato da Giannini con l’obiettivo di arginare la disoccupazione, visto che secondo il Bureau of labor statistic americano, a soffrire di più sono proprio coloro senza diploma.
Negli Usa, infatti, si legge sul sito di Lettera43 da qualche anno sono nate scuole secondarie che invece dei classici quattro anni di high school, propongono un ciclo di studi della durata di sei anni.
Si chiamano Pathways in technology early college high school (più semplicemente P-Tech) – una variante è la Stem school (acronimo di science, technology, engineering e math) – e si tratta di istituti, come ha spiegato il settimanale Time, in cui il biennio extra serve per coseguire l’associate’s degree: un titolo di studio che rappresenta la svolta per conquistare un posto di lavoro.
Dietro le scuole, come spesso accade negli Usa, c’è la partnership con alcune delle aziende americane che mettono a disposizione alcuni manager i quali diventano ‘tutor’ degli studenti.
A New York è stata Ibm a inaugurare la prima P-Tech nel 2011, anche se di scuole come quella della multinazionale Usa ne stanno nascendo in tutto il Paese: più di 29 P-Tech school sono in progetto nel prossimo biennio per affiancare le otto già esistenti.
Per esempio a Chicago c’è la Sarah E. Goode school che deve il suo nome alla prima afro-americana che nel 1885 ottenne un brevetto grazie all’invenzione del letto che si richiude in una scrivania.
In pratica gli studenti frequentano la scuola superiore per sei anni, prolungando la loro permanenza nell’high school per un biennio. In questo periodo extra, sono affiancati da figure già inserite nelle aziende partner che insegnano ai giovani come prepararsi per affrontare il mondo del lavoro.
La promessa per gli studenti è un futuro più sicuro: il Time ha evidenziato che chi possiede l’associate’s degrees può guadagnare nell’arco della vita lavorativa circa 1,8 milioni di dollari (poco più di 1,3 milioni di euro) contro 1,4 milioni di chi raggiunge il diploma nella high school
A benedire le P-Tech è stato anche il segretario dell’Educazione Arne Duncan, secondo la quale Washington si trova davanti a un punto svolta: una sorta di déjà vu di quando durante la Seconda Guerra mondiale negli Usa fu resa obbligatoria la frequenza alle scuole superiori.
In realtà, il suggerimento a Obama per rivoluzionare il sistema scolastico americano è stato dato dall’Europa.
I primi istituti a offrire un’istruzione orientata a una formazione professionale qualificata sono nati in Germania, Austria, Svizzera e nei Paesi scandinavi. E non è un caso se da quelle parti la disoccupazione è al minimo secondo l’Eurostat: a Berlino è al 7,7% (il dato più basso di tutta l’Unione europea), a Vienna l’8,9% e a Berna il 4,7% (dato dell’Ufficio federale di statistica riferito a fine 2013).
Considerando che il Bureau of labor statistics Usa ha segnalato che le offerte di lavoro per le figure mediamente qualificate sono destinate a crescere del 17,5% entro il 2020, si capisce perché Obama si sia speso per sostenere le P-Tech.
Insomma, la soluzione al dramma della disoccupazione – ma pure per quello della crescita – non pare essere la riduzione del ciclo scolastico, ma il prolungamento della permanenza a scuola dei giovani, affiancandoli però a chi il mondo del lavoro lo conosce bene. E, in questo caso, non è un delitto prendere accordi con le aziende, come ha fatto Obama
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