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Nei programmi della Lega anche la scuola

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April 19, 2025

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Matteo Salvini, leader della Lega, senza “Nord”, in una sua recente dichiarazione ha promesso che nei programmi del suo partito, e quindi dentro l’alleanza di centro destra, ci sarà la scuola.

Se per Salvini “il centrodestra è vicino al 40% e vincerà le elezioni del 4 marzo, con una Lega trainante”, alla riunione del Consiglio Federale della Lega ha detto pure che è stato “fatto il punto della situazione con tutti i dirigenti da Nord a Sud, ed era presente anche il vertice del sindacato Ugl, con cui abbiamo confermato un accordo di reciproca, lunga e proficua collaborazione, sia in Italia che all’estero”.

Progetto comune con gli alleati: la scuola

Per Salvini dunque la collaborazione con gli altri due partiti alleati, Forza Italia e Fratelli d’Italia, riguarderà i progetti di riforma delle pensioni, della scuola e dell’università.

Se sulla riforma Fornero, il leader della Lega ha sempre espresso la sua profonda avversità, poco in vero ha detto sulla scuola, tranne le solite frasi contro la Legge 107 della “buona scuola”, cavalcando per certi versi le proteste di moti docenti e degli studenti relativamente all’alternanza scuola-lavoro.

Il federalismo scolastico

Della Lega dei tempi di Bossi, ricordiamo le battaglie per il cosiddetto “federalismo scolastico”, la possibilità cioè che ogni Regione, sull’esempio tedesco, disciplini l’istruzione, ad eccezione dei principi generali per uniformare i livelli essenziali dei saperi nel territorio nazionale e fermo restando pure il principio di autonomia di ogni scuola. Reclutamento e organici, fra le altre cose, dovrebbero essere a carico delle Regioni che potranno stabilire dei paletti per evitare trasferimenti sgraditi.

Altro punto dovrebbe riguardare lo stipendio dei professori che verrebbe legato a quello dei funzionari regionali.

In attesa del programma elettorale

Resta il dubbio, ma vedremo i programmi fra non molto, con quali altre regole le Regioni possano riuscire a gestire una materia tanto vasta e delicata senza l’esperienza necessaria in materia di didattica, di curricula e pure di controlli efficienti.

Per taluni osservatori questa del federalismo è una sfida esaltante, per altri un rischio: ancora una volta non ci resta che aspettare per capire meglio.

Prepararsi però non è sbagliato