In effetti, per soddisfare il fabbisogno di insegnanti negli ultimi 13 anni si è unicamente attinto (assai poco, soprattutto nel recente passato, vista la politica dei tagli) dalle graduatorie, mentre una legge dello Stato prevede che i nuovi insegnanti siano scelti per metà dalle graduatorie e per metà attraverso bandi pubblici (ma certamente occorrerà salvaguardare le attese dei tanti precari – alcuni da moltissimi anni – e non creare nuovi esuberi tra i docenti di ruolo).
E poi il recente intervento sull’innalzamento dell’età pensionabile non agevola di certo: il rischio è che nella scuola i posti di lavoro disponibili si riducano ulteriormente, come giustamente sottolineato dai sindacati, anche durante lo sciopero del 19 dicembre.
Il nuovo ministro, rilanciando l’intenzione di procedere alla “riapertura” dei concorsi, ha messo in rilievo che “oggi l’età media degli insegnanti è intorno ai 40 anni”. Ma come può essere abbassata se l’età pensionabile aumenta e se non si mette subito fine alla politica dei tagli, tornando invece ad investire sulla scuola?
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