I dati del XXI Rapporto 2015 sulle migrazioni della Fondazione Ismu contengono pure i numeri sul lavoro, la scuola, il processo d’integrazione, le richieste d’asilo, il problema del terrorismo, le conseguenze socio-economiche dei flussi di migranti.
Si scopre così che sono arrivati a quota 5,8 milioni gli stranieri In Italia, di cui 5 milioni regolarmente iscritti all’anagrafe di qualche comune. E ora rappresentano il 9,5% della popolazione residente, facendo dell’Italia uno dei principali Paesi europei nell’ambito dell’immigrazione: il 14,5% degli stranieri presenti nella Ue a 28 è infatti residente nel nostro Paese, quando l’Italia nel suo complesso contribuisce solo per il 12% al totale della popolazione Ue.
Rispetto al 2014 gli immigrati in Italia sono aumentati del 2,7% (circa 150mila in più) e sono cresciuti anche i richiedenti asilo (a ottobre 2015 erano oltre 61mila le domande presentate).
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Lo scenario è comunque in rapida evoluzione. «La presenza in Italia tende a essere sempre più di natura familiare, tanto che le famiglie ora rappresentano quasi il 60% delle presenze. Cresce l’anzianità di soggiorno anche a fronte di elementi congiunturali sfavorevoli. Aumenta il peso delle seconde generazione, si rafforza la condizione giuridica stabile e si accresce il passaggio alla cittadinanza italiana. Le acquisizioni di cittadinanza sono state 230mila nel 2014, un numero superiore agli sbarchi totali».
Riguardo ai Paesi di provenienza degli stranieri (non solo extraUe), i più numerosi sono i romeni, seguiti dagli albanesi e dai marocchini, ma aumentano egiziani, nigeriani, pakistani e cingalesi.
In decisa crescita anche i minori stranieri: dal 2005 sono raddoppiati da 503mila a oltre un milione. Si è inoltre aggravato il fenomeno dei minori non accompagnati: nel 2014 ne sono arrivati oltre 13mila via mare (soprattutto eritrei, egiziani e somali) e altri 10.820 sono entrati dall’inizio del 2015. Quello dei minori stranieri non accompagnati è un tema di cui si parla poco, ma è in fase di studio un progetto di accoglienza a livello europeo di cui è capofila la Fondazione Cariplo.
Quanto al reddito e al lavoro, quattro immigrati su 10 dichiarano di guadagnare meno di 800 euro al mese e solo lo 0,6% arriva a 2mila. In genere svolgono lavoro poco qualificati, il 42% ha un livello di istruzione basso, e solo l’1% occupa un posto dirigenziale. Dal 2005 al 2015 si è inoltre andato riducendo il tasso di occupazione (59,2% nel secondo semestre 2015), accorciando la distanza con quello degli italiani (56%), mentre originariamente il gap era più marcato.
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