Nel bresciano negata la mensa ai figli delle famiglie morose

Se quella di Montecchio Maggiore poteva sembrare una storia d’altri tempi, con gli alunni che per volere del Comune sono stati invitati a mangiare solo un panino perché le famiglie non pagano le rette per i pasti, ad Adro, in provincia di Brescia, si è andati oltre: stavolta la giunta, sempre leghista, ha deciso di punire la morosità delle famiglie estromettendo direttamente i figli dalla mensa. Una decisione che, norme alla mano, sembrerebbe non rispettare l’obbligo di frequenza del tempo dedicato al pranzo, previsto dall’art.1 della Legge n. 176 del 2007, attraverso cui si stabilisce infatti che“le classi funzionanti a tempo pieno” devono operare “con un orario settimanale di quaranta ore, comprensivo del tempo dedicato alla mensa”.
L’esclusione adottata nel Comune lombardo non riguarda, tuttavia, solamente alunni appartenenti a famiglie straniere; ma anche iscritti appartenenti a nuclei italiani in difficoltà. Come la signora, mamma di una bambina, che urtata dalla decisione ha inviato una lettera al sindaco di Adro, Oscar Lancini, oltre che al dirigente scolastico dell’istituto lombardo (il quale non sembrerebbe aver fatto molto per opporsi alla delibera comunale): la donna sostiene di aver “pagato le rette di febbraio e marzo con un leggero ritardo. Quand’anche il Comune fosse sull’orlo della bancarotta – continua la signora – mi sarei aspettata più attenzione, prudenza e rispetto prima di umiliare una bambina di 10 anni davanti ai suoi insegnanti e ai suoi compagni.
Anche gli amministratori dei Comuni, dal canto loro, sembrano avere ragioni da vendere: se una percentuale delle famiglie degli alunni, tutt’altro che irrisoria, dovesse continuare imperterrita a non pagare le poche decine di euro al mese richieste per ogni alunno, chi farà fronte ai debiti accumulati con i fornitori del servizio mensa? Evidentemente in tempi di “magra” i Comuni non se la sentono più di anticipare soldi che difficilmente riusciranno ad ottenere. Meglio, allora, attuare le maniere “forti”. Peccato che colpiscano chi non c’entra nulla con la diatriba Comune-famiglia: i bambini.
Alessandro Giuliani

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