A volte le notizie di cronaca superano gli incubi. Ci confermano che non di rado i “mostri” non sono lontano da noi, ma dentro le mura domestiche. E pure in quelle scolastiche. Come può altrimenti essere definito un vicepreside di un liceo sardo, nel cagliaritano, finito agli arresti domiciliari per aver inviato, spacciandosi per una giovane donna, immagini di ragazze minorenni nude? Come si potrebbe chiamare uno dei responsabili del rispetto delle regole e dell’educazione, prima ancora dell’educazione, di un’istituzione scolastica pubblica che deteneva a casa, all’interno di due computer, qualcosa come 119 mila files, video e fotografie pedopornografiche? Quale appellativo si potrebbe dare ad un educatore di professione che tra una lezione di italiano e storia collezionava foto digitali di ottima qualità con bambini, anche piccolissimi, di un solo anno, che subiscono abusi sessuali?
Il protagonista di questa vicenda si chiama Alessandro Dettin: è un ultracinquantenne, ha origini venete, si trasferisce in Sardegna, dove insegna nel liceo Motzo di Quartu. Qui il dirigente scolastico lo presceglie addirittura per fargli da braccio destro.
E lui sembra ricambiare la fiducia. A scuola, in effetti, la polizia postale non ha trovato un immagine o una prova della sua probabile devianza. Mentre a casa ha riscontrato una quantità ingente di materiale pedopornografico. Così abnorme da far scattare il provvedimento restrittivo.
Le indagini dalla Polizia postale sono iniziate sei mesi fa quando è arrivata la denuncia di un giovane che aveva conosciuto il vicepreside su Internet, o più precisamente aveva “parlato” con “Alexa” lo pseudonimo che il professore, utilizzava in una chat. Si sarebbe presentato come una ragazzina iniziando a scambiare. Dopo i primi scambi e le prime “chiacchierate” via chat, il giovane si sarebbe insospettito, rivolgendosi alla polizia postale. Gli specialisti, dopo aver effettuato una serie di accertamenti, sono riusciti a individuare la vera identità di “Alexa” ed è scattata la perquisizione a casa del professore. Dentro i due computer gli agenti della Postale hanno trovato i files con foto di bambini anche piccolissimi. Tra i filmati sono state rinvenute anche alcune riprese realizzate in alcuni istituti scolastici della penisola (in un caso dall’accento delle persone sembrerebbe una scuola Campana), su cui adesso stanno lavorando i poliziotti per accertarne la provenienza.
Tutto il materiale era ben archiviato nei computer. Come se si trattasse di compiti scolastici o di slide per fare lezione.