L’8 gennaio del 1921 a Racalmuto, in provincia di Agrigento, nasceva Leonardo Sciascia. Cento anni addietro, che oggi ci appare come una eternità.
Lo ricordiamo come maestro elementare e come intellettuale illuminato, come coscienza critica della Nazione e come osservatore del mondo e delle cose del mondo. Ma ne ricordiamo pure la capacità introspettiva, le analisi che sapeva fare e le risposte che dava agli eventi, che hanno interessato quel pezzo di storia che lui ha vissuto, con la modesta dei contadini sapienti, dei patriarchi della saggezza, dei custodi della discrezione e dell’umiltà.
Ci siamo chiesti, durante questo periodo di rutilanti cambiamenti e di accadimenti straordinari, cosa avrebbe scritto e pensato lui che di sicuro non si sarebbe affacciato sui social, nella babele di linguaggi sconsiderati, inutili e spesso anche velenosi.
Cosa avrebbe scritto sulla pandemia e sulla Didattica a distanza, lui maestro di Regalpietra, in trincea con ragazzi che di libri e di letteratura poco sapevano. Cosa avrebbe scritto sui blocchi delle navi cariche di rifugiati, comprese le vicende che stanno interessando il Mediterraneo. A parte i rigurgiti mafiosi, lo svuotamento della politica, lui parlamentare coi Radicali di Marco Pannella, con la sua rozzezza vociata, offensiva, spesso demagogica.
La “ragione che cammina sull’orlo della non ragione”, la sua Sicilia come metafora (1979), tra illuminismo e oscurità della non-ragione, in somiglianza di quel filo rosso che divide la sua terra tra mafia e vette straordinarie di sapienza; e dentro quei labirintici antri ricercava, studiava, intratteneva i suoi libri. Sicilia come metafora del mondo.
Lo abbiamo incontrato. Ci disarmò la sua modestia e la sua affabilità, mentre sapevamo che nella sua villetta di contrada Noce a Racalmuto c’era un viavai di amici cari ma anche di personalità del mondo accademico e politico in pellegrinaggio per chiedergli lumi, nella certezza che le sue parole sarebbero state punto di riferimento dell’opinione pubblica.
Amò intrattenersi in fatti apparentemente sporadici, poco noti e grazie al suo stile limpido, semplice come il suo sorriso, li riportò alla luce e di alcune di queste pagine anche noi ne abbiamo fatto tesoro, come delle sua analisi sull’affare Moro o sulla scomparsa di Majorana.
Non riportiamo l’elenco della sua opere, vorremmo però segnalare che annualmente esce una rivista letteraria, edita da Olschki, dal titolo “Todomodo”, RIVISTA INTERNAZIONALE DI STUDI SCIASCIANI, diretta da Francesco Izzo e Ricciarda Ricorda, nella quale gli studi e le riflessioni sulla sua scrittura, il suo pensiero, le sue opere, anche inedite o che intendeva realizzare, continuano con straordinario approfondimento.
“Gli amici di Leonardo Sciascia” è il sottotitolo. E ci permettiamo consigliarla a chi fa scuola e a chi vuole trasmettere ai ragazzi l’idea della ricerca, della critica costruttiva e sapiente. Ma saprà pure che nell’archivio intitolato a suo nome a Racalmuto c’è pure una raccolta straordinaria di foto, e non solo della sua Sicilia, ma anche del mondo dentro cui la sua figura è entrata a pieno titolo, come patrimonio di tutti.
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