Nel concorso per Dirigenti scolastici svolto nella regione Calabria, sia nelle prove scritte sia in quelle orali, le numerose bocciature hanno creato un clima avvelenato, un ambiente ostile dove impera l’animosità dei tutti contro tutti. La delusione, lo sconforto e talvolta l’avvilimento di molti esclusi dalla graduatoria di merito finale, ha fatto nascere un moto di protesta fondato su ricorsi amministrativi e su missive inviate a politici e riviste di settore. Una di queste lettere è stata pubblicata sulla rubrica “I lettori ci scrivono” de La Tecnica della Scuola.
Nella lettera si evidenzia la denuncia di quattro insegnanti riguardo a una gestione valutativa delle prove poco trasparente e, tra le altre cose, su un fatto particolarmente grave, che se provato, potrebbe avere pesanti strascichi giudiziari.
Infatti, a detta delle quattro insegnanti , dal verbale n.16 risulterebbe che, in data 21 febbraio 2012, il Presidente della commissione regionale calabrese si sarebbe trovato, dalle ore 14 alle ore 18,30, all’Usr con il resto della commissione, per presiedere alla correzione delle prove. Nella stessa data e nello stesso orario (dalle 15 alle 17), stando al calendario aggiornato di lavoro dello stesso presidente di commissione (docente universitario), pubblicato dall’Università Magna Graecia, lo stesso avrebbe tenuto una lezione nell’aula H del medesimo ateneo.
Per quanto denunciato dalle quattro insegnanti, siamo di fronte ad un caso di ubiquità, o al cospetto di una grave irregolarità amministrativa e deontologica?
Nella lettera si dice che la stessa coincidenza si sarebbe verificata anche nel giorno 22 marzo 2012.
Dal verbale n. 31 risulterebbe, infatti, che in quella data il presidente di commissione si sarebbe trovato all’Usrj, dalle ore 9,15 alle ore 14, mentre quello stesso giorno, nelle stesse ore, precisamente dalle 10,30 alle 12,30, avrebbe tenuto una lezione presso l’aula H della Magna Graecia (sempre stando al calendario pubblicato sul sito dell’Università).
Premesso che è comprensibile lo scoramento delle quattro docenti escluse dal concorso, vorremmo fare la parte dell’avvocato del diavolo.
In queste vesti suggeriamo alle denuncianti di provare con dati di fatto e testimonianze giurate le affermazioni da loro riportate (il docente universitario potrebbe non aver fatto lezione o potrebbe essere stato sostituito da un collega), perché in caso contrario rischierebbero una querela per diffamazione, e quindi, se ciò fosse vero ma non provato, al danno pure la beffa.
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