Stanziare 800 milioni di euro per il Contratto è quasi “una provocazione: non servono neppure a coprire il salario minimo per adeguare le buste paga all’inflazione, come certificato nelle scorse settimane dalla Corte dei Conti”. E infatti sul rapporto stipendi-inflazione vi è la sentenza della Consulta che impone la perequazione automatica all’inflazione al di là della firma del contratto e della Corte dei Conti secondo cui le buste paga vanno adeguate al costo della vita.
I dipendenti della scuola rimangono, comunque, i più penalizzati unitamente agli alunni che, proprio in questi giorni, pagano sulla propria pelle la mancanza di investimenti per l’istruzione pubblica.
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In sei anni, dice Anief, la spesa per gli stipendi nel comparto scuola è sprofondata del 16%, si è cancellato un istituto su tre e, inoltre, quasi 200mila posti di lavoro: un docente neo-assunto, senza servizi pregressi, percepisce per 10 anni 1.280 euro al mese.
Solo in queste ore si scopre che nel DEF 2017, il Documento di economia e finanza di fine anno in via di approvazione, sono previsti appena 800 milioni di euro, in pratica un l’aumento netto mensile pari a un “trancio di pizza”
Il Governo, a fronte di questo stallo, dopo aver finanziato l’operazione rinnovo contratti pubblici con la miseria di 300 milioni, oggi non ha saputo fare di meglio che incrementare quella cifra sino a 800 milioni di euro.
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